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“Premio Letterario G. Tomasi Di Lampedusa” Ed. 2009 Ad Edoardo Sanguineti, Santa Margherita Belice (AG) – 9 Agosto 2009 – link al sito del premio letterario
Premiato Edoardo Sanguineti per il libro “Smorfie” Ed. Feltrinelli

 

Il poeta – scrittore della nuova avanguardia Edoardo Sanguineti, con il suo libro “Smorfie” edito da Feltrinelli, si è aggiudicata la quinta edizione del premio letterario G. Tomasi di Lampedusa che si è svolta giorno nove agosto a Santa Margherita Belice nella splendida cornice dei giardini del Palazzo Filangeri di Cutò, con testimonial Giuseppe Tornatore.

Il libro vincitore del Premio è la raccolta completa delle sue narrazioni brevi dove predomina la forma del diario e delle lettere.

Guarda la puntata della trasmissione Un Libro per Amico dedicata a Sanguineti andata in onda su TeleVideoAgrigento:

La giuria, composta da Gioacchino Lanza, da Salvatore Silvano Nigro e da Pasquale Hamel, ha motivato la scelta dell’opera affermando, nella motivazione, “che la silloge di opere risente di un clima di asprezza, di furore iconoclasta nei confronti delle forme tradizionali del narrare…una pratica letteraria all’insegna della pronuncia ironica, del grado zero di una scrittura che sa quando abbandonare il referenziale, per farsi beffarda, allusiva, straniante. La dissacrazione attuata nei confronti del personaggio, della storia, dell’impalcatura romanzesca, fa si che la maggior parte di queste pagine possano essere lette alla stregua di un documento di poetica, di una dichiarazione programmatica di intenti, attuata da chi non si è mai stancato di sperimentare in gruppo (gruppo 63) o in solitudine, per svecchiare il panorama letterario, per poterlo investire di una carica eversiva in grado di mettere a tacere Le Liale degli anni sessanta e di indicare un percorso impervio ed accidentato”.

Fin qui la motivazione, ma noi, per capirci qualche cosa in più, sotto la calura estiva, ci siamo avventurati nella lettura e abbiamo cercato nelle stesse pagine dell’opera il senso, se il libro ha un senso.

Scrive Sanguineti: “ Forse non ti ho confessato che scrivo così, a caso, come viene viene, e che non correggo niente, mai. Si capisce subito? Meglio così, sono contento. Scrivo male apposta, se questo è scrivere male. Ma questo scrivere male mi dà una grande libertà, e mi permette di passare da una cosa all’altra, alla velocità che mi piace. E poi anche se mi ripeto, mi contraddico, mi sbaglio, non importa niente. Va sempre tutto bene, in un certo senso.”

Ed ancora: “ Voglio presentarti l’eroe,finalmente, se si può dire così, di questo racconto …in questo mondo, alla mia età si sa bene, non si può essere mai sicuri di niente, ma perché il problema della sua identità, la storia della sua vita, il significato delle sue opere, sono questi i temi fondamentali di queste pagine, se ci sono temi fondamentali. Anzi, se ci sono temi, in generale.”

Le cose scritte sui libri, dice Sanguineti, le deve dedurre il lettore, quando un lettore c’è. “Chi racconta, racconta, e pace. Se mai, depista il lettore, lo inganna a fin di bene.”

Noi seguendo un consiglio di Sanguineti che, suggerendo letture intelligenti per l’estate, consigliava di leggere Platone in greco, abbiamo letto “Smorfie” con il linguaggio del rivoluzionario “Gruppo 63” di cui condividiamo i principi ispiratori ma non sempre le conclusioni. Leggendo il libro abbiamo capito che Sanguineti parla di fili spinati e di corpi massacrati dal filo spinato e quindi dei drammi del XX secolo, di bimbi dentro le tombe, di feti, di orge metaforiche o erotiche, di cancelli oltre i quali c’è la morte sciasciana, di una moglie sempre incinta, forse simbolo della vita che continua, di libri che vengono bruciati e che diventano cenere.

Il tutto con una prosa particolare e anticonformista dove si trova il “che” esplicativo che insiste in maniera ossessiva come i tamburi in un musica afro-cubana.

Del libro noi abbiamo solo capito i temi perché, come dice lo stesso Sanguineti dei pittori appartenenti al suo gruppo, “anche questi pittori, oggi chi li capisce?”

E a tal proposito noi vorremmo paragonare il movimento del gruppo 63 al movimento futurista e troviamo in tutti e due la voglia di scardinare il vecchio che moriva per aprire nuovi spazi e tutto ciò con le dovute differenze fra i due gruppi che approdarono poi in spiagge diverse. Però il futurismo si espresse con il linguaggio comprensibile mentre gli innovatori degli anni sessanta, in contrapposizione al neo realismo, alla vecchia società contadina che veniva sostituita dalla società industriale e tecnologica, usarono un linguaggio poco accessibile.

Questo avvenne nel mondo della pittura, nel mondo della musica dove Pizzetti volle abolire le arie melodiose dal melodramma creando una lirica poco appetibile e di cui fu anche vittima il nostro maestro di musica Michele Lizzi di Agrigento grande epigono di Pizzetti di cui oggi pochi si ricordano.

A Sanguineti noi vogliamo ricordare che Gramsci definì il Rinascimento “reazionario” perché attraverso la reintroduzione del latino escluse le masse popolari dalla vita pubblica e si dovette aspettare il 1789 perché il popolo ritornasse ad essere protagonista della vita politica e culturale europea.

Al marxista Sanguineti noi diciamo: una tuta blu della Fiat, un camallo di Genova potrebbe leggere le sue “Smorfie” e capirle pienamente?

Giusti i rivolgimenti culturali e le innovazioni ma questi devono diventare patrimonio di tutti altrimenti diventano fatti elitari appartenenti a un mando radical- scic.

Noi abbiamo appreso il senso del pensiero gramsciano e crediamo che ancora il suo messaggio sia valido.

Allego una mia video-intervista a Sanguineti mentre si trovava a Santa Margherita Belice (AG) a ritirare il Premio Letterario G. Tomasi Di Lampedusa nell’Agosto del 2009.

Agrigento,lì 10.8.2008

Gaspare Agnello