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Il movimento dei fasci dei lavoratori in Sicilia è stato studiato in maniera approfondita e sotto tutte le angolazioni, da tantissimi studiosi italiani, per la importanza che riveste nella storia del movimento operaio italiano e del movimento socialista che, proprio in quegli anni, muoveva i primi passi: i fasci ebbero vita dal 1891 al 1893 mentre il Partito Socialista nasceva a Genova nel 1892.

I dirigenti dei Fasci furono quasi tutti socialisti e alcuni di essi varcarono la soglia del Parlamento italiano sotto le insegne di quel Partito.

Per conoscere a fondo questo importante movimento, che venne paragonato alla Comune di Parigi, mancava uno studio approfondito del “processo” che il Governo Crispi imbastì nei confronti dei dirigenti dei Fasci nel 1894 con procedure irregolari e contro ogni principio giuridico.

Questo lo ha fatto oggi, con scrupolo e impegno, il Sostituto Procuratore Generale della Corte di Appello di Palermo Rino Messina, che è stato anche Presidente del Tribunale Militare di Palermo, con il libro “Il Processo Imperfetto” “1894: i fasci siciliani alla sbarra”, edito da Sellerio(Eu. 24).

Il Giudice Messina, rinviene tutti gli atti del processo e li pubblica integralmente facendo rilevare tutte le gravi irregolarità che hanno reso imperfetto quel processo nei confronti dell’On. Giuseppe De Felice Giuffrida di Catania, di Ciralli, Petrina, Montalto, Cassisa, Bosco, Barbato, Verro, Pico, Benzi e Gulì.

Innanzitutto l’autore fa rilevare la irregolarità della istituzione di un Tribunale Militare di Guerra, in un periodo nel quale non era stata dichiarata guerra a nessuno.

Da questo discende che i Magistrati dovevano provenire dall’esercito e quindi erano alle dirette dipendenze del ministero della Guerra a cui dovevano rispondere con la conseguenza che non potevano essere indipendenti.

Quindi fa rilevare che anche i difensori erano Ufficiali dell’Esercito scelti dal Governo a cui dovevano rispondere; anche se qualche ufficiale tentò di fare il suo dovere di difensore.

I testimoni venivano intimoriti e minacciati e pochi si prestavano a difendere gli imputati se non i politici di grosso calibro che erano sotto l’ombrello della immunità parlamentare e tra questi c’è stato Napoleone Colajanni da Castrogiovanni(Enna).

Benché questo clima, fu smontato il tentativo di attribuire ai Dirigenti dei Fasci la cospirazione con potenze straniere quali la Francia e venne fuori da diverse testimonianze e dalle loro dichiarazioni che la loro rivolta era tesa a dare un tenore di vita migliore ai braccianti a agli zolfatari che vivevano in una condizione inumana di sfruttamento da parte dei padroni rapaci.

Ma in quel clima persecutorio fu facile infliggere agli eroici dirigenti dei lavoratori siciliani condanne durissime. Basti dire che L’On.Giuseppe De Felice Giuffrida è stato condannato complessivamente a 18 anni di carcere.

Ma il popolo capì la gravità e l’infamia di quella condanna e il 13 marzo 1895 il detenuto Bosco viene eletto deputato al Parlamento nazionale.

Poi l’autore Rino Messina fa rilevare che il Governo Rudìnì, succeduto al Governo Crispi, concesse, come primo suo atto, l’amnistia per i fatti di Lunigiana e di Sicilia e ciò anche a seguito di 85.000 firme raccolte da “Il Giornale di Sicilia.”

Leggendo il libro di Rino Messina si comprende meglio la vicenda dei Fasci dei lavoratori, il clima politico del tempo, la situazione economica delle classi sottomesse.

Questo libro ci mancava: bisognava aspettare un Magistrato per fare giustizia di una caso di “mala giustizia”.

Agrigento,lì 8.5.2009 Gaspare Agnello