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Gentili telespettatrici e telespettatori, da oggi iniziamo un ciclo di trasmissioni che ha per titolo “UN LIBRO… PER AMICO”.
Attraverso questa nuova rubrica, che avrà cadenza quindicinale, ci proponiamo di presentare le opere di narrativa che riteniamo più rappresentative nel mondo della nostra letteratura, con particolare riferimento a quella siciliana che durante il secolo appena concluso è stata fondamentale per la letteratura e la cultura del nostro Paese.
Questa trasmissione ha lo scopo di riportare la gente alla lettura del libro scritto, in una società in cui tutti hanno fretta, in cui il profitto ed il guadagno sono gli unici obiettivi, per cui anche i laureati si sono allontanati dalla lettura e sono diventati analfabeti di ritorno.
Una persona che ha studiato, ma anche chi non ha frequentato le scuole superiori e l’Università, deve attingere dal libro gli elementi indispensabili alla propria crescita culturale, un processo che non dovrebbe mai avere fine..
Purtroppo oggi la televisione, il computer e tante altre diavolerie (che spesso a torto si ritengono utili o addirittura irrinunciabili) ci allontanano dal libro che, come ci ricordava il nostro grande maestro Leonardo Sciascia, non ci tradisce mai e ci fa sempre compagnia, anche nei momenti più tristi della nostra vita.
Gli amici, diceva Sciascia, ci tradiscono o ci lasciano perché ne hanno trovati altri magari più interessanti. Gli uomini e le donne sono portati per natura al tradimento o alla trasgressione, ma il libro che tieni in mano ti fa compagnia e ti aiuta a trovare la tua intimità.
Con questo intendimento porteremo avanti per tutto quest’anno e, speriamo, per gli anni a venire un incontro quindicinale con i libri e con gli autori che hanno contribuito a formare la nostra cultura e il nostro spirito.
Vogliamo iniziare questo ciclo con uno scrittore agrigentino, le cui origini affondano le proprie radici tra gli zolfatari e i contadini di Grotte: Matteo Collura.
Matteo Collura è stato cronista del Giornale di Sicilia ed ora è redattore delle pagine culturali del Corriere della Sera.
Come scrittore è nato con il libro “Associazione indigenti”, edito da Einaudi. E a tal proposito vogliamo raccontare come quel libro vinse la prima edizione del Premio letterario Racalmare – Città di Grotte.
Passeggiavamo lungo la via Atenea di Agrigento e in una vetrina di un noto edicolante-libraio abbiamo visto esposto questo libretto del cronista Matteo Collura. Più che essere colpiti dal libro fummo incuriositi dal fatto che l’opera prima di un giovane autore venisse pubblicata da una casa editrice importante come la Einaudi.

Matteo Collura

Questa curiosità ci indusse a comprare il libro che abbiamo letto e riletto in treno durante uno dei nostri frequenti viaggi a Roma.
L’opera ci colpì in maniera straordinaria perché vi trovammo l’epopea poetica degli straccioni di Palermo e perché l’autore aveva saputo trasformare un fatto di cronaca in un racconto poetico di grande pregio. Vi abbiamo trovato “La Sicilia di una “gitaneria” senza tempo, che anarchicamente, ( ma di una anarchia da sottoproletariato come appunto quella dei gitani di Lorca) si oppone al carabiniere, alla guardia civile”. Queste parole di Sciascia, scritte per “La luna si mangia i morti” dello scrittore siculo-veneto Antonio Russello, sembrano scritte per l’opera di Collura.
In quel periodo (era il 1982), a Grotte si cercava di far partire il premio Letterario Racalmare, istituito due anni prima dal sindaco Pietro Agnello; era stata nominata la giuria e mancava il Presidente onorario, che doveva essere un uomo di cultura di fama nazionale. Ci siamo consultati con il Sindaco e con i colleghi della giuria e siamo andati da Sciascia. Gli chiedemmo – oltre che di accettare l’incarico – di premiare, per quell’anno, il libro di Matteo Collura “Associazione indigenti.”
La proposta poteva sembrare irriguardosa nei confronti di un così grande scrittore, ma Sciascia rispose: “La cosa mi piace, anche perché il libro di Matteo è nato tra le mie mani e lo ritengo degno del Premio”.
Così nacque il nostro sodalizio con Sciascia, che durò fino alla sua prematura morte, e con Matteo che poi pubblicò tante altre opere tra cui Baltico, Il Maestro di Regalpetra, Eventi, Alfabeto eretico ed oggi In Sicilia, edito da Longanesi (pagg. 222, euro 14, con la copertina del pittore Maurilio Catalano), che noi oggi vogliamo illustrare al nostro pubblico televisivo.
Il libro è fresco di stampa e dobbiamo dire subito che è un libro epico come epica è la storia della Sicilia, un libro di grande respiro letterario, storico ed ambientale; insomma, una cavalcata nella lunga e travagliata storia della Sicilia, una storia che viene romanzata e che emana il profumo di una grande cultura antica di millenni e che ha prodotto intellettuali di valenza internazionale.
Gramsci ha scritto e indagato su come si sono formati gli intellettuali italiani del periodo del Rinascimento che hanno avuto rilevanza universale; speriamo che qualcuno vorrà indagare sul perché del valore universale della cultura siciliana, che è stata grande parte della cultura italiana del ‘900. Il libro di Collura – ne siamo certi – dà un notevole contributo in questa direzione.
Diciamo subito che tra le pagine di In Sicilia si aggira imponente la figura del padre putativo di Matteo, Leonardo Sciascia, dentro il cui territorio Collura continua a scavare per trovarvi nuovi e importanti tesori da offrire al lettore.
L’Autore – parlando del suo libro – dice che dalla sua scrittura viene fuori “una Sicilia scritta a mano: in molte parti scritta, dobbiamo aggiungere, come se stessi usando i pennelli o una macchina fotografica. Si può fotografare, scrivendo, e soprattutto dipingere… Così a Palermo ho visto con in mente i quadri di Bruno Caruso, e ad Agrigento con quelli di Gianni Provenzano. E mi hanno aiutato a vedere le foto Robert Capa e quelle di Melo Mannella e Angelo Pitrone”.
Il libro – dice ancora l’Autore – è “un viaggio negli anni perduti, alla ricerca di un senso da dare allo sfacelo che mi si apre davanti ogni volta, come fosse un bisogno dell’anima, mi predispongo a rivedere il mio modestissimo aleph, quel luogo – dice Borges- dove senza confondersi si trovano tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli. Quel luogo per me, ha uno strano nome, curioso suono: Bibbirria”.
Ed in questo viaggio fantastico Collura descrive la Sicilia “irredimibile” di Tomasi di Lampedusa e di Quasimodo:
“Oh il Sud è stanco di trascinare i morti
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l’eco dei suoi pozzi
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.”
Di bestemmie di tutte le razze parla Quasimodo. E Collura: “La Sicilia è terra dove è facile arrivare, specie se si è conquistatori. E’ così da tremila anni. Fenici, greci, cartaginesi, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi… Tutti ad affondare le loro zampe speronate su questi lidi. Qui dove io sto camminando, nel 734 prima di Cristo una ciurmaglia di audaci greci provenienti da Corinto prese terra e vi piantò bandiera. Proprio come, duemilaseicentocinquantasette anni dopo, avrebbero fatto i soldati del generale Montgomery.”
Ed in Sicilia, aggiungiamo noi, approdò anche il Cristo di Antonio Russello, in cerca di una terra dove nascere… ma di questo parleremo in una delle prossime puntate.
A questo punto chiediamo al nostro operatore televisivo di farsi un poco da parte perché attraverso la telecamera alla rovescia vediamo una professoressa che sta accudendo ai lavori di casa, vediamo un professore di Liceo che sbircia il giornale… e vorremmo dir loro di sospendere per un attimo ogni attività e di darci ascolto: la presentazione del libro di Collura, In Sicilia, potrebbe aiutarli nel loro lavoro di insegnanti. Dovrebbe essere adottato in tutte le scuole superiori delle Sicilia come libro di testo, perché attraverso di esso i giovani possano apprendere in maniera gradevole (e anche romanzata, perché no) la storia di una terra che è tra le più belle ed affascinanti, ricca di tutti gli ingredienti che hanno contribuito alla formazione della odierna civiltà occidentale.
In questo libro tutti potranno trovare le tracce delle varie dominazioni in Sicilia, la cultura da esse lasciata nella nostra terra, i luoghi simbolo di queste culture quali Palermo, città della morte e delle lapidi, Agrigento, città dei preti e delle campane a morto, Solunto, Segesta, Marsala, con l’epica battaglia dei Mille (sulla cui impresa Collura insinua giusti sospetti), Cassibile e le bombe americane che, questa volta, cambiarono per cambiare tutto e non come avvenne nel 1860, Milazzo, con la vittoria finale di Garibaldi e con lo sfascio ambientale, la Valle dei Templi, con il suo carico di storia e di abusivismo edilizio, Siracusa, La Val di Noto e la Valle del Belice.
Nel libro si troverà la grande letteratura siciliana di Tomasi di Lampedusa, di Pirandello, di Verga, di Quasimodo, di Sciascia, di Bufalino, di Consolo, di Navarro della Miraglia, di Alessio Di Giovanni, di Bellini e di tantissimi altri… e si troveranno i viaggiatori stranieri che fecero grande Taormina e la elessero a loro dimora; e Goethe, che attraversò in lungo ed in largo la nostra terra interessandosi anche di personaggi come il Conte di Cagliostro di cui il Collura parla tanto.
L’Autore ci fa assistere alla decadenza della nobiltà, una decadenza che avviene nello splendore letterario, come testimoniano Tomasi di Lampedusa, Lucio Piccolo di Calanovella, Raniero Alliata di Pietratagliata, il Barone Di Stefano e tanti altri. Ci conduce nei misteri della Sicilia: la morte di Giuliano, la strage di Portella della Ginestra, la morte di Maiorana, la morte di Mattei, la scomparsa di Ippolito Nievo.
Siamo stati presi da questo romanzo (e di un romanzo si tratta e non di un libro di storia o di un saggio) e vorremmo raccontarlo tutto per rendere partecipi i nostri telespettatori delle sensazioni che la scrittura di Collura ci ha trasmesso, ma per ragioni di tempo e di opportunità dobbiamo fermarci e rimandare ai lettori la scoperta della trama del racconto; vogliamo solo dire dello stile dello scrittore, che è asciutto, pulito ed elegante.
Siamo certi che, oltre agli uomini di cultura, tantissimi siciliani vorranno leggere questo romanzo per rinnovare le loro radici, la loro cultura, la loro memoria: perché senza memoria non c’è storia, senza memoria non c’è presente, né futuro.
Il libro di Collura non poteva non concludersi se non con una spruzzata di zolfo che, provenendo dalle miniere della Sicilia occidentale, serviva a salvare le vigne ubertose della Sicilia orientale.
E’ lo zolfo di Pirandello che di zolfo visse e di zolfo soffrì, è lo zolfo di Sciascia, di Alessio Di Giovanni, del favarese Antonio Russello… lo zolfo che ha accomunato i grandi uomini della Sicilia del ‘900 letterario.

Gaspare Agnello
Agrigento, 22.2.2004
Questa Recensione è Contenuta nel mio Libro “Narrativa in Tv, Un Libro Per Amico

“In Sicilia” di Matteo Collura è Ordinabile su:.

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