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La nostra trasmissione arriva alla quarantaquattresima puntata e per tutto questo tempo ci siamo tenuti molto lontano dello scrittore di Vigata Andrea Camilleri per diverse ragioni di natura letteraria che ora noi spiegheremo ai nostri telespettatori.

Ma l’occasione dell’ottantesimo compleanno di Camilleri, che cade il sei settembre del 2005, non può passare inosservato da parte di una trasmissione che parla di libri, considerato che lo scrittore che oggi vende il maggior numero di libri e che è da anni al vertice delle classifiche sia in Italia che anche all’estero è proprio Andrea Camilleri nativo di Porto Empedocle e siciliano di scoglio fin dentro le ossa.

Noi ci siamo tenuti lontani dal trattare e dal leggere Camilleri perché nel Birraio di Preston ha trasformato Bufalino, Sciascia e Consolo in tre pompieri impiegati a spegnere l’incendio di Vigata, considerando questo trattamento come un atto di gelosia nei confronti di chi aveva successo e sbarrava probabilmente il suo successo, che è venuto dopo la morte di Sciascia e di Bufalino e poi perché abbiamo sempre storto il naso dinanzi al suo dialetto teatrale che qualcuno ha chiamato “italiano collassato”.

Ma il successo inarrestabile, la voracità con cui i lettori hanno comprato e letto i libri di Camilleri ci ha creato un dramma psicologico e ci siamo detti che se tutti lo comprano e lo leggono, che se la televisione, il teatro ed il cinema si impossessano con successo delle sue storie vuol dire che noi siamo nel torto e che nostro dovere è quello di leggere e studiare Camilleri.

Abbiamo iniziato con un romanzo storico “La strage dimenticata” che parla di una strage di più di 120 persone consumatasi presso la torre di Federico II di Porto Empedocle nel 1848 e che Camilleri porta alla luce in tutta la sua terribile drammaticità consultando documenti e portando alla luce i nomi di poveri reclusi fatti morire per asfissia; quindi abbiamo letto “La presa di Macallè”, “Il giro di Boa”, “Privo di titolo”, “ La luna di carta” e abbiamo scoperto un Camilleri straordinario, uno scrittore con una fantasia sfrenata capace di combinare situazioni aggrovigliate e di arrivare al bandolo di situazioni difficili attraverso un percorso che avvinghia il lettore e lo tiene incatenato al libro per conoscerne la fine e per studiarne tutti i risvolti di natura politico- sociale e di natura culinaria che certamente interessano sia il lettore siciliano che il lettore di tutto il mondo che finalmente può conoscere le semplici ma ottime ricette della nostra cucina mediterranea e marinara.

Camilleri è incoraggiato nel suo percorso dallo scrittore Spagnolo Manuel Vazquez Montalban che nel 1989 vinse il Premio Racalmare Città di Grotte su designazione pressante di Leonardo Sciascia che lo volle premiare anche contro la nostra volontà che non abbiamo capito immediatamente l’importanza di quello scrittore che con il suo Pepe Carvalho ha conquistato lo strano mondo della letteratura di romanzi gialli infarcendoli evidentemente della storia politica della Spagna e delle più belle pietanze che si potevano gustare nei locali tipici della sua Barcellona.

Lo stesso Camilleri dice: “La lettura di un romanzo di Vazquez Montalban “Il Pianista” mi aveva suggerito una strada possibile per strutturare “Il birraio di Preston”. Io rimasi grato a questo autore spagnolo che non conoscevo e decisi di chiamare il commissario, del quale stavo scrivendo questa prima avventura, Montalbano, che è anche cognome siciliano diffusissimo.

Nei libri di Camilleri troviamo tutti i problemi sociali del nostro tempo: l’avvento del Fascismo, lo squadrismo con i suoi risvolti drammatici, la vacuità del fenomeno Mussolini, che Camilleri non finisce mai di ridicolizzare, il non senso di una certa morale cattolica che viene adattata comodamente a tutte le nostre esigenze anche sporche e quindi il connubio tra Fascismo e Chiesa cattolica, la tragedia dell’avventura coloniale e delle leggi razziali, la barbarie della guerra, l’avvento della democrazia e i difetti del sistema democratico che, nella ricerca del consenso, porta l’uomo politico alla collusione con le forze più oscure della nostra società quali la mafia, il mondo della droga, la storia amara di tangentopoli e della delegittimazione della magistratura, il dramma della immigrazione clandestina con il traffico di uomini e con la tratta di bambini e di donne che cadono in schiavitù, l’avventura di un palazzinaro che diventa capo di un Partito e quindi capo del Governo.

Osserverete che Camilleri è uomo di parte. Noi diciamo che è di parte ma in maniera nobile cercando di osservare con senso critico la realtà che lo circonda e traendone le sue conseguenze politiche e storiche ed è per questo che a Montelusa Camilleri non è amato che mai è stata organizzata una festa in suo onore neanche da quella cultura laica che lo dovrebbe amare ma che certamente non esiste o se esiste non è organizzata.

Strano che nella città dove è nato il grande Luigi Pirandello prevale la morta gora e non si accetta uno scrittore che sa volare alto e che ha conquistato l’Italia con una parlata strana che è un misto di siciliano e di italiano che ne fa una lingua accattivante e comprensibile anche dalle rozze persone che vorrebbero dividere l’Italia per riportarla indietro di tanti secoli.

Agrigento,lì 21.8.2005

gaspareagnello@virgilio.it

N.B. Pubblichiamo questo nostro scritto dopo cinque anni e dobbiamo dire che in questo spazio di tempo Camilleri ha avuto tanti riconoscimenti dalla cittadina di porto Empedocle dove è stata creata una fondazione intitolata proprio ad Andrea Camilleri.

Agrigento,lì 28.7.2010

www.gaspareagnello.it

Da “Il birraio di Preston”

….Di Gegè Bufalino non c’era mai di fidarsi, sia ce avesse carrico nella panza, sia che avesse bevuto manco una goccia…

…Nardo Sciascia, sentito l’ordine, raprì con mano ferma il volano dell’acqua fredda. Immediatamente un getto violento, che fece traballiare i due che tenevano la pompa, pigliò a dirigersi verso le vampe. …”Calda! Vuole quella calda! La pressione” gridò allora Sciascia a Cecè Consolo che se ne stava vicino alla parte di darriè della machina: Cecè girò la manopola dell’abbascio di pressione e si scansò.

Da “La presa di Macallè”:

“ I comunisti sono genti tinta assà. E non capisco com’è che permettono che i figli de’ comunisti vanno a scola cu i figli della gente perbene”… “ Papà i comunisti sono peggio dei bissini?”…”Voi non dovite scordare mai che il Santo Patre, ‘u Papa, ha detto che Mussolini è l’uomo della Provvidenza”

…”C’è che Mussolini è troppo bono! Tu lo sai cu è Antonio Gramisci?”…Il capo dei comunisti è! Un gran fitente che il Duci prima ha fatto incarzarari e poi ne ha provato pena e l’ha mannato al domicilio coatto e che essendo stu gran farabuttu malato il Duci ci mandò nentidimenu che a Frugoni a visitarlo! A Frugoni! Al meglio medico che c’è in Italia…”

“ C’è omu e omu Michilì. Un comunista non è un omu, ma un armalu e pirciò se s’ammazza non si fa piccato”.

Da “Il giro di Boa”

“La giornalista di TG aveva detto che la procura di Genova, in merito all’irruzione della polizia alla scuola Diaz nel corso del G8, si era fatta persuasa che le due bombe molotov, trovate nella scuola, erano state portate lì dagli stessi poliziotti per giustificare l’irruzione….Cose che facevano tornare a mente episodi seppelliti della polizia fascista o di quella di Scelba” “Mi dimetto. Domani vado dal Questore…Io sono stato tradito dice il Commissario Montalbano,. Ho sempre fatto il mio mestiere con onestà.
La signora…Spiegò che aveva AVUTO DUE STORIE. La prima con un deputato di stretta osservanza chiesastra, che di nome faciva Grisella o Frisella, il quale avanti di mettersi a letto con lei si inginocchiava ‘ n terra e addumannava a Dio perdono per il piccato che stava per commettere

Da “Privo di titolo”

“Si era trattato di un avvertimento che gli omini d’ordine e gli omini d’onore( che spisso e volentieri dalle parti mie vanno d’amuri e d’accordi) avivano voluto gentilmente fargli arrivare: o la finisci con le to minchiate socialiste o la prossima vota ti conziamo un altarino tale che dal carzaro ne esci solo quanno sarai diventato vecchio….

…In quel minuto di raccoglimento per il Martire, il professore Cusimano di latino e greco pensa che gli restano in sacchetta centesimi quindici e come minchia farà ad arrivari a jornu vintisetti?

Da La luna di carta:

Il senatore Nicotra ex democristiano “durante il tirribilio dell’uragano di mani pulite si era trasformato in sottomarino…era assumato solo quanno aviva visto che c’era la possibilità di gettare l’ancora in porto sicuro: quello appena appena costruito da un ex palazzinmaro milanisi, dopo addivintato proprietario delle tre maggiori televisioni private italiane e doppo ancora deputato, capo di un partito personale e primo ministro. Appresso a Nicotra erano andati altri superstiti del grande naufragio…

…Oggi come oggi, andare al mercato e fare la spisa per una simana corrispondeva a quello che una volta si spinniva in un misi inetro. Allura ? Comu faciva uno che non aveva tanti soldi ad accattare gioielli e macchine sportive ?

Il senatore Nicotra e l’on Di Cristoforo muoiono di droga, una droga tagliata male e questo è certo.

“No. Mimì hai la testa chiù dura di un calabresi, Il senatore Nicotra e l’On Di Cristoforo erano persone rispettabili, onorate, esempi di virtù, tutte chiesa, politica, famiglia, mai fatto uso di droghe di nessun genere. All’occorrenza ci sarebbero diecimila testimoni.”

Al massimo “ Nicotra assumeva piccolissime dosi di droga a scopi terapeutici e che Di Cristofaro faceva lo stesso perché aveva l’unghia del piede incarnita. Non di vizio si trattava, ma di medicina.

A picca a picca la loro memoria viene riabilitata e si comincia a dire che sei stato tu a gettare fango sui due poveri morti.”

…” Hai visto che gli è capitato ai giudici di mani pulite? Gli viene rinfacciato che sono loro i responsabili dei suicidi e delle morti di infarto di alcuni imputati. Sul fatto che gli imputati erano corrotti e corruttori e si meritavano il carcere si sorvola: secondo queste anime belle il vero colpevole non è il colpevole che, in un momento di vergogna si suicida, ma il giudice che l’ha fatto vergognare”

“Vado a prenderti le chiavi e il regalo” disse Michela.

E niscì. Di quali rigalo parlava ? Vuoi vidiri che oggi era il jorno del so compleanno? Ma quann’era nasciuto? Se l’era scordato:

Certo dopo ottanta anni suonati si può dimenticare anche la data di nascita

Molti, Professore Camilleri, si scorderanno del suo compleanno pi sta linguazza longa chi avi vossia.

Macari dici cosi giusti e veri ma la verità non si po’e nun si devi diri picchì fa mali assai speci ni sta terra di santi ed eroi comu la nostra.

Collage dalle opere di Camilleri a cura di gaspareagnello@virgilio.it