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Ritorniamo a Parlare della Enciclica papale Caritas in Veritate che riteniamo da grande valenza. In una precedente trasmissione avevamo già trattato le tematiche della enciclica papale di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” con il reverendo Don Mario Sorce – Direttore dell’Ufficio pastorale sociale e del lavoro della curia agrigentina, ma la pregnanza degli argomenti  relativi all’economia, il taglio socialisteggiante, l’importanza data all’economia etica, al no profit, alla cooperazioni, al ruolo propulsore e regolatore dato allo Stato, ci hanno indotto a riprendere l’argomento per un maggiore approfondimento.

E questo lo facciamo anche perché abbiamo l’occasione di avere nei nostri studi uno studioso di questi problemi e cioè il Professore Pasquale Seddio che è laureato in Economia aziendale presso la Bocconi di Milano sin dal 1997.

Il Professore Seddio in atto è ricercatore di economia aziendale presso l’Università degli studi “Amedeo Avogadro” di Novara, trattando in particolar modo il ruolo e la funzione delle fondazioni di origine bancaria nei processi di sviluppo locale e gli assetti istituzionali, organizzativi e governance nelle imprese sociali, aziende no profit e cooperative .

E’ stato coordinatore e direttore scientifico del corso di specializzazione in economia e gestione delle imprese no profit presso la Bocconi.

Ha pubblicato alcuni libri e quaderni relativi alle aziende no profit.

Di seguito il video della puntata, dello speciale “Un libro per amico” che va in onda su Tele Video Agrigento,  dedicata  a Prof. Pasquale Seddio, con una mia intervista. Durata 47′

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Vedi tutte le Video Interviste di Un Libro per Amico trasmesse da TVA caricate sul Blog

 

Da ciò si evince che non potevamo farci sfuggire l’occasione di ritornare su un argomento così importante per far capire meglio a coloro che ci seguono nella nostra trasmissione e sul nostro blog il senso innovatore e rivoluzionario di questa ultima enciclica papale che si propone “il bene comune” “ così da dare forma di unità e di pace alla CITTA’ DELL’UOMO, e renderla in qualche misura anticipazione prefiguratrice della città senza barriere di Dio, tenendo presente che “la Chiesa non ha soluzione tecniche da offrire.

Ma il primo elemento importante che balza agli occhi attenti del lettore è che il Papa sostiene con forza che “il profitto è utile se, in quanto mezzo, è orientato ad un fine che  gli fornisca un senso tanto sul come produrlo quanto sul come utilizzarlo. L’esclusivo obiettivo del profitto, se mal prodotto e senza il bene comune come fine ultimo,, rischia di distruggere ricchezza e creare povertà”.

Ed ancora sconvolgendo le teorie iper liberiste l’enciclica afferma che “oggi, facendo anche tesoro dalla lezione che ci viene dalla crisi economica in atto che vede i PUBBLICI POTERI DELLO STATO impegnati direttamente a correggere errori e disfunzioni, sembra più realista una RINNOVATA VALUTAZIONE DEL LOORO RUOLO E DEL LORO POTERE, CHE VANNO SAGGIAMENTE RICONSIDERATI E RIVALUTATI IN MODO CHE SIANO IN GRADO, ANCHE ATTRAVERSO NUOVE MODALITA’ DI ESERCIZIO, DI FAR FRONTE ALLE SFIDE DEL MONDO PDIERNO. CON UN MEGLIO CALIBRATO RUOLO DEI PUBBLICI POTERI, E’ PREVEDIBILE CHE SI RAFFORZINO QUELLE NUOVE FORME DI PARTECIPAZIONI ALLA POLITICA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE CHE SI REALIZZANO ATTRAVERSO L’AZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI OPERANTI NELLA SOCIETA’ CIVILE; in tale direzione  è auspicabile che crescano un’attenzione e una partecipazione più sentite alla RES PUBBLICA da parte dei cittadini”.

Ed ancora l’Enciclica sostiene “l’importanza della giustizia distributiva e della giustizia sociale per la stessa economia di mercato…infatti il mercato, lasciato al solo principio dell’equivalenza di valore dei beni scambiati, non riesce a produrre quella coesione sociale di cui pure ha bisogno per ben funzionare.

SENZA FORME INTERNE DI SOLIDARIETA’ E DI FIDUCIA RECIPROCA, IL MERCATOO NON Può PIENAMENTE ESPLETARE LA PROPRIA FUNZIONE ECONOMICA”…I POVERI NON SONO DA CONSIDERARSI UN “FARDELLO” BENSI’ UNA RISORSA ANCHE DAL PUNTO DI VISTA STRETTAMENTE ECONOMICO…

…L’attività economica, continua l’Enciclica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica. Pertanto, va tenuto presente che è causa di gravi scompensi separare l’agire economico, a cui spetterebbe solo di produrre ricchezza, da quallo politico, a cui spetterebbe di perseguire la giustizia mediante la redistribuzione…Il mercato non è, e non deve perciò diventare, di per sé il luogo della sopraffazione del forte sul debole. La società non deve proteggersi dal mercato, come se lo sviluppo di quest’ultimo comportasse ipso facto la morte dei rapporti autenticamente umani”.

Ecco che la Chiesa introduce nei rapporti mercantili il principio di GRATUITA’ e la logica del DONO come espressione della fraternità che possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ma questo ci convince poco per via della natura del’uomo tendente al male che è stato colpito dal peccato originale.

Poi l’enciclica mette in evidenza il rischio che “l’impresa risponda quasi esclusivamente a chi in essa investe e finisca così per ridurre la sua valenza sociale…

…la gestione dell’impresa non può  tenere conto degli interessi dei soli proprietari della stessa, ma deve  anche farsi carico di tutte le altre categorie di soggetti che contribuiscono alla vita dell’impresa: i lavoratori, i clienti, i fornitori dei vari fattori di produzione, la comunità di riferimento.

E a questo punto l’Enciclica papale si addentra nel mondo della economia etica e del mondo del non profit e della cooperazione.

Scrive Benedetto XVI:

“Rispondere alle esigenze morali più profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L’economia  infatti ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona. Oggi si parla molto di etica in campo economico, finanziario, aziendale. Nascono centri di studio e percorsi formativi di business ethics; si diffonde nel mondo sviluppato il sistema delle certificazioni etiche, sulla scia del movimento di idee nato intorno alla responsabilità sociale dell’impresa.  Le banche propongono conti e fondi di investimento cosiddetti “etici”. Si sviluppa una “finanza etica”, soprattutto mediante il microcredito e, più in generale,la micro finanza.

Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno. I loro effetti positivi si fanno sentire anche nelle aree meno sviluppate della terra. E’ bene, tuttavia, elaborare anche un valido criterio di discernimento, in quanto si nota un c erto abuso dell’aggettivo “etico” che, adoperato in modo generico, si presenta a designare contenuti anche molto diversi, al punto da far passare sotto la sua copertura decisioni e scelte contrarie alla giustizia e al vero bene dell’uomo.

Molto, infatti, dipende dal sistema morale di riferimento. Su questo argomento la dottrina sociale della Chiesa ha un suo specifico apporto da dare, che si fonda sulla creazione dell’uomo “ad immagine di Dio”, un dato da cui discende l’inviolabile dignità della persona u,mana, come anche il trascendete valore delle norme morali naturali. Un’etica economica che prescindesse da questi due pilastri rischierebbe inevitabilmente di perdere la propria connotazione e di prestarsi a strumentalizzazioni; più precisamente essa rischierebbe di diventare funzionale ai sistemi economico-finanziari esistenti, anziché correttiva delle loro disfunzioni. Tra l’altro, finirebbe anche per giustificare il finanziamento di progetti che etici on sono. Bisogna, poi, non ricorrere alla parola “etica” in modo ideologicamente discriminatorio lasciando intendere che non sarebbero etiche le iniziative che non si fregiassero formalmente di questa qualifica. Occorre adoperarsi – l’osservazione è qui essenziale! – non solamente perché nascano settori o segmenti “etici” dell’economia e della finanza, ma perché l’intera economia e l’intera finanza siano etiche e lo siano non per un’etichettatura dall’esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura”.

Infine l’Enciclica fa rilevare che  tra le aziende “no profit” e aziende “profit”, si colloca un “terzo” settore di aziende costituito da imprese tradizionali, che però sottoscrivono dei patti di aiuto ai Paesi arretrati, da fondazioni che sono espressione di singole imprese; da gruppi di imprese aventi scopi di utilità sociale; dal variegato mondo di soggetti della cosiddetta economia civile e di comunione. E tutto nquesto per realizzare finalità umane e sociali.

E per queste aziende la Chiesa chiede un riconoscimento giuridico e fiscale.

Questi sono i concetti economici che ci hanno colpito favorevolmente anche se noi dubitiamo del fatto che “L’etica” possa essere una categoria della economia e della finanza.

Ma noi abbiamo il dovere di sognare e l’enciclica papale “caritas in veritate” ci fa sognare una società socialisteggiante, in cui ci sia più uguaglianza, maggiore riconoscimento del valore del lavoro e della dignità umana, il rispetto della natura come bene di Dio, la socializzazione dei beni come l’acqua e di tutte le risorse che Dio ha creato per la vita dell’uomo.

Sarà un sogno ma forse sarà possibile “un nuovo mondo”.

Agrigento,lì 9.8.2010

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