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Gaetano Savatteri ha certamente saltato il fosso dal mondo giornalistico al mondo della letteratura e lo attesta la sua vasta produzione che, in parte, può avere sapore di inchiesta giornalistica, ma che si afferma come opera letteraria vera e propria.

Di seguito la mia intervista a Gaetano Savatteri con le telecamere di TVA:

Il salto, a nostro avviso, è avvenuto con il suo bellissimo libro “La congiura dei loquaci” che è certamente l’opera più bella di Savatteri.

Precedentemente aveva scritto con Tano Grasso “Ladri di vita. Storie di strozzini e disperati” e con Giovanni Bianconi “L’attentatuni. Storia di sbirri e di mafia”, che hanno, appunto, il sapore giornalistico di inchiesta.

Poi ha pubblicato “La ferita di Vishinskij, “I siciliani”, “Gli uomini che non si voltano”, “Uno per tutti”, “La volata di calò”.

Nel 2009, con Rizzoli” pubblica “I ragazzi di Regalpetra” che ha suscitato un grande clamore per la tematica affrontata e cioè il problema dei giovani mafiosi di Racalmuto che sono stati protagonisti di una stagione di sangue veramente impressionante e terribile e che ha oscurato la fama del paese di Leonardo Sciascia.

Noi allora non lo abbiamo letto perc hè attorno al libro ci fu un clamore così grande che ci diede fastidio e  ce ne siamo tenuti alla larga.

A distanza di due anni ci siamo proposti di leggerlo e ne abbiamo ricevuto un’impressione veramente positiva sia sul piano del contenuto sia sul piano letterario che è la cosa che più ci interessa.

Infatti Gaetano Savatteri, pur parlando di fatti di cronaca realmente accaduti, riesce a dare al libro la forma del romanzo, sa tenere legato il lettore alle pagine, coinvolgendolo interamente, ma soprattutto sa usare un  linguaggio tipico del mondo e del luogo che vuole descrivere che dà al libro pregnanza letteraria. C’è, molto spesso, la eliminazione della virgola per raccontare più speditamente e andare direttamente al nocciolo della questione.

Questo ci ha favorevolmente impressionato perché soprattutto attraverso il linguaggio e quindi la parola si riesce ad entrare nel mondo che si vuole descrivere. Del resto questa operazione riuscitissima è tipica del libro “La congiura dei loquaci”dove Semino e il Tenente italo- americano Adano usano  un “garbuglio di parole inglesi sicilianizzate, di siciliano in swing  americano”: “Minatori, dice Semino al Tenente quando vede uomini sfilare in fila verso le miniere, thei work andergraund, sotto le montagne tenente. Nelle miniere si lavora anche di notte, perché là sotto è all black, non è mai giorno. Non ci sono stelle”.

Ne “I ragazzi di Reagalpetra” si parla di govani violenti, vocati alla prepotenza e quindi arroganti, di un ambiente impregnato di mafiosità e quindi ecco il linguaggio tipico di questo mondo:

Essiri ‘ntisi(essere mafiosi)

Fari scrusciu (fare rumore)

Essiri spertu

Essiri prusucutu

Si annacava

Santiari (bestemmiare)

Essiri nuddru ammiscatu cu nenti

Omicidio di velluto senza fari scrusciu

Mangiapani a tradimentu

Morto che cammina

Canziarisi.

schiticchiata

Gaetano Savatteri

Questo linguaggio ti fa immediatamente entrare nel mondo delle code piatte e degli stiddari che sono le due fazioni mafiose che tanti lutti hanno portato a Racalmuto e in tutta la provincia di Agrigento.

I morti ammazzati di Racalmuto di cui parla Savatteri sono circa 20: Fancesco Sciascia, Alfonso Alfano Burruno, Diego Di Gati, Salvatore Gagliardo, Salvatore Cino detto Spaghettino, Ahmed Bizquirne, Alaimo Salvatore inteso Nidale, Alfgonso Sole, Giuseppe Sole, Tanino Caravasso, Giovanni Restivo Pantalone, e il figlio Totò, Carmelo Restivo Pantalone inteso Puli, Salvatore Sole, Giuseppe Macaluso, Luciano Polifemo, Carmelo Anzalone, Simone Farrauto.

La guerra di mafia esplode a Racalmuto con la strage del 23 luglio 1991 e a questo punto l’autore si pone l’interrogativo legittimo se la presenza dello scrittore abbia in un certo qual modo attutito l’attacco di mafia. Infatti prima del 20 novembre 1989, data della morte dello Scrittore,  non si sono registrati fatti così eclatanti, ma morto Sciascia è sembrato come se fosse saltato un tappo e tutto è precipitato.

I Di Gati, i Sole diventano mafiosi anche per amore fraterno e cioè per vendicare i fratelli uccisi.

Ma non è solo questo e a qui bisogna dire che Savatteri pone diverse questioni di ordine sociale. Perché alcuni ragazzi come lui, cresciuti nelle stesse strade, che inseguivano lo stesso pallone, che frequentavano lo stesso paese hanno preso la via del disonore e altri invece sono diventati professionisti, giornalisti? E qui l’analisi sociologica è stringente per cui possiamo dire che il libro non è un libro ch parla solo di mafia, ma è un libro di sociologia un libro emblematico della storia di un paese che può essere la storia di tanti paesi. Racalmuto che ritorna metafora del mondo. Ma Racalmuto ha tante particolarità che altri paesi non hanno.

Racalmuto ha dato i natali a uno scrittore di dimensioni europee, uno scrittore impegnato che è anche diventato deputato al parlamento europeo e deputato al parlamento nazionale. Con Sciascia Racalmuto è diventata l’Atene dell’Europa e la sua terrazza di contrada Noce è stata la meta degli intellettuali italiani e di tanti grossi uomini politici quali Craxi e Pannella.

Questo scrittore si aggira dentro il libro di Savatteri con tutta la sua possanza e lo trasforma in un’opera culturale dell’ultimo novecento perché la letteratura di questo periodo è stata fortemente caratterizzata dalla presenza e dagli scritti di Sciascia.

Ma il libro non è solo mafia, Sciascia, i ragazzi mafiosi, è anche la storia emblematica di un castello e dei Del Carretto di un teatro, di un paese che ha avuto nell’ottocento amministratori quali i Matrona che ne hanno fatto un centro diverso, la storia di un giornale “Malgrado tutto”, attraverso cui la scrittore ci narra il clima e le storie di quei fatti e di quel paese così tanto contraddittorio: un paese che ha avuto Sciascia e anche i Sole, i Gagliardo i Di Gati, un paese che ha avuto altri ragazzi come Savatteri e altri che si sono affermati nel mondo delle professioni, un paese che anche in America ha il suo scrittore Ben Gazzara che trasforma Regalpetra in Racalmora.

Gaetano Savatteri vuol capire fino in fondo perché, in questo contesto così importante e vivace, i suoi compagni di strada, abbiano fatto questa scelta e quindi questa cattiva e drammatica fine. Forse è colpa della società in cui sono cresciuti, del loro ambiente familiare, del mini razzismo di paese che condannva  i giovani mafiosi a frequentare un bar diverso di quello frequentato dai ragazzi della buona borghesia. Certamente sono tutte queste cose messe insieme.

Ma per capirne di più, a distanza di quasi venti anni, Savatteri va a intervistare nelle carceri o nei posti segreti dove si trovano i “pentiti” i “Ragazzi di Regalpetra” e ne viene uno spaccato veramente eccezionale.

Veniamo a conoscenza, per bocca degli stessi protagonisti, di come si arriva ad essere “pungiuti”, di come si imboccano le strade amare della perdizione da dove si esce ‘o morti o in galera’, di come un ambiente diverso è capace di trasformare le stesse persone.

Ignazio Gagliardo, quando vede “la mala parata”, si “canzia” e se ne va in Sud Africa seguito dalla sua Marcella. E lì diventa un’altra persona: “ Sono cambiato. Lì vedevo un altro mondo. Non c’era il dottore, l’avvocato, niente di tutto questo. Devi immaginare che una vota morì il figlio di una che stava nel mio house e non ci furono pianti, lutti, carte da morto. Niente. Un altro tipo di vita. Ho abbracciato questa cultura come una liberazione, fuori dal contesto del paese. Era una cultura più rilassante, dove non dovevi stare sempre attento perché c’era uno più furbo di te”. E lì Gagliardo apre una attività commerciali e vive da persona  normale finchè non viene tirato in ballo dai pentiti. Questo racconto è veramente emblematico di come le condizioni ambientali possano influire nelle scelte dei giovani.

Ed ancora l’ergastolano Alfredo Sole dice a Gaetano Savatteri: “ Non era una lotta di potere, ma solo una stupida questione di prestigio personale. Non capisco come ancora qualcuno ci caschi: tutte queste stronzate di farsi rispettare, la gente ti rispetta solo perché ha paura. Ma ero troppo giovane, non riflettevo, non analizzavo le cose. Se avessi letto i libri che leggo adesso avrei saputo esaminare la situazione, avrei capito che sbagliavo. Ma non ragionavo, ti ho detto.”…”So che morirò qui dentro, non mi faccio illusioni. Ma sono una persona diversa, adesso”…”Adesso ho capito.: non sono mai stato un vero mafioso, ma questa strada porta solo in due posti.LA MORTE OLA GALERA.

Ci può essere piacere ad attraversarla, ma si arriva sempre all’inferno.”.

Con queste amare e chiare considerazioni dello studente in filosofia Alfredo Sole si chiude il libro di Gaetano Savatteri che, anche se di striscio, pone il problema della redenzione e quindi il problema cristiano del perdono e della rinascita di un uomo che è caduto e che vuole rialzarsi.

Cristo predicò la redenzione ma nella nostra società altamente scristianizzata questa è una problematica molto lontana.

I nostri bravi cristiani vanno a messa, prendono a frotte la comunione ( tanto oggi si può pure fare a meno della comunione), ma poi diventano razzisti, mal sopportano l’immigrato o il diverso e non pensano alla redenzione dei vari SOLE che dopo la caduta hanno ritrovato la luce.

Il libro di Savattarei è una ottima opera letteraria e un grande libro di sociologia che scava  nella nostra società e nel cuore dell’uomo.

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Agrigento, li  28.7.2011

gaspareagnello