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“Le cose a metà non servono a nulla. Si piantano solo nei nostri pensieri e ci rovinano i giorni e le notti con il rimpianto di quello che avremmo potuto essere.”

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Il terzo libro, finalista della XXIII edizione del Premio Racalmare L. Sciascia, che abbiamo letto è stato quello di Francesco Pinto “La strada dritta” “Il romanzo dell’Autostrada del Sole” edito da Mondadori.

E, come al solito, ci siamo apprestati alla lettura col pregiudizio di leggere un’opera di un giornalista e quindi di avere, probabilmente, una cronaca di un evento importatnte della nostra storia. Invece dobbiamo ricrederci e prendere atto che la divisione tra giornalisti e letterati si può, molto spesso, superare per arrivare alla conclusione che chi scrive per raccontare, in fondo, è sempre un letterato.

Ecco qui i 3 video in sequenza automatica della mia intervista a Francesco Pinto:

E poi il caso dell’opera prima di Francesco Pinto fa storia a sé, in quanto lo scrittore ci ha narrato un’impresa titanica della ricostruzione del nostro paese, che non ha precedenti nella storia ma, facendo questo,  ha narrato un pezzo della nostra vita recente e cioè quella che va dagli anni ’50 agli anni’60 con pennellate fugaci ma incisive che toccano la sensibilità di chi quegli anni li ha vissuti intensamente.

Nel libro si trova il problema della massiccia emigrazione dei braccianti del Sud verso il Nord, dove si sono resi protagonisti della ricostruzione, il dramma dei carri armati di Budapest e la fine del sogno comunista che aveva affascinato tanti giovani italiani e non; ci sono le olimpiadi di Roma che rapresentano lo spartiacque del nostro cambiamento e l’inizio di un nuovo sogno, la corsa verso un orizzonte più luminoso. Il desiderio di ‘volare’ nel cielo dipinto di blu.

Anche San Remo e l’avvento della televisone sono momenti importanti della nostra storia post- bellica e segni di un cambiamento profondo.

C’è la conferma dello Stato democratico del nostro paese con i movimenti di piazza in occasione della cacciata del Governo Tambroni, ci sono le grandi idealità della politica italiana i cui Partiti si rifacevano a concezioni filosofiche o religiose che davono un grande senso di appartenenza a tutti quelli che, in nome di quegli ideali, si cementavano nell’agone politico.

Ma c’è anche, come sottofondo, la terribile guerra fascista che ha portato alla distruzione del nostro paese e  di un’intera generazione di giovani che ha continuato a pagare il dramma di quella avventura

E, in questo clima eroico e ideologico, alcuni pionieri quali Cova, De Amicis, Catellucci, Jelmoni, Giovanni Nigro e soprattutto l’operaio del Sud Gaetano De Angelis, supportati da un grande  Ministro, quale L’ing. Romita, si cimentano nella grande avventura di unire l’Italia con una autostrada lunga settecentocinquantacinque chilometri.

L’impresa ha del titanico perché si parte senza soldi, senza un progetto definitivo e soprattutto senza nessuna esperienza in materia, per cui è necessario andare in America per studiare le autostrade già realizzate e per avere supporti tecnici e finanziari e questo anche se nei protagonisti delle vicenda c’è la consapevolezza che “Debbono essere gli italiani a costruire la loro autostrada” perché serve a unire il nostro paese. Oggi, nel centocinquantesimo dell’unità d’Italia ci rendiamo conto che opere come l’Autostrada del Sole o la televisione hanno veramente contribuito all’unità effettiva dell’Italia.

L’operazione parte con la fede e la certezza della vittoria, si superano ostacoli insormontabili, si acquisiscono nuove tecniche, si mette in moto tutta l’economia del paese, si costruisce il boom economico perché attorno a questa opera colossale, nascono mille altre iniziative e nasce l’Italia industriale, la quinta potenza economica del mondo.

Ma Pinto sa che le avventure le più ardite hanno come protagonista l’uomo e questo nel libro non viene mai dimenticato .

Il dramma del tenenete Ingegnere Giovanni Nigro e del suo amore incompiuto con l’architetto Bruna è una delle sinfonie mozartiane più belle che fanno da sfondo alla vicenda materiale della costruzione di un’autostrada, così come la vicenda dell’operaio venuto dal Sud Gaetano De Angelis e della sua promessa fatta alla sua Maria di ritornare al Sud, attraverso l’Autostrada, per concludere il suo sogno d’amore.

Anche questa è una storia di riscatto, di cambiamento radicale dei costumi e delle abitudini. La realtà che viene fuori dalle vicende narrate da Pinto è che, a differenza del 1860 quando si cambiò tutto per non cambiare nulla, dopo la guerra del 40/43 si cambiò tutto radicalmente e niente restò come prima.

La vicenda narrata da Francesco Pinto è emblematica del nostro tempo, ci ha colpito profondamente, specie a chi, come noi, è stato protagonista attento di quegli eventi avendoli vissuti uno per uno.

Per realizzare questo nuovo mondo il popolo italiano ha dovuto subire una terribile guerra, ha chiesto il tributo di sangue di tanti operai che si sono immolati nell’opera di ricostruzione e la costruzione della chiesa dell’autostrada, voluta da Jelmoni, ha voluto onorare la memoria di quanti sono caduti lungo il fronte del progresso.

Una cosa che vogliamo sottolineare è che Pinto ha scritto una sinfonia della ricostruzione e, probabilnete volutamente, ha omesso di parlare di quanto di negativo certamente ci sarà stato in questo tragitto segnato da pionieri.

Oltre alle vittime del lavoro ci saranno state sicuramente cose molto sporche negli “affari”. Non dimentichiamo che il Ministro Togni è stato al centro di vicende poco chiare quali la costruzione del mastodontico palazzo della Democrazia Cristiana all’EUR, ma questa è un’altra storia su cui bisognerebbe indagare perché probabilmente nel fervore di un grande sviluppo si gettavano, inconsiamente, i semi avvelenati di quella stagione di corruzione che si chiuse alla fine del secolo passato e che continua ancora oggi.

Ma questo non è oggeto del libro di Pinto e noi lo ringraziamo perché certamente ha scritto l’epopea della nostra vita nella quale ci ritroviamo pienamente.

“Ognuno ha avuto la sua sfida da vincere”…, “Cova quella di finire la sua strada in tempo…”, Gaetano quello di portare a termine il suo lavoro per tornare al Sud e sposare Maria…

“…Le cose a metà non servono a nulla. Si piantano solo nei nostri pensieri e ci rovinano i giorni e le notti con il rimpianto di quello che avremmo potuto essere”.

Chiuppano (VI), lì 24.8.2011

www.gaspareagnello.it