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Impervia, scomoda, desueta, creativa, impopolare, raffinata, intellettuale, graffiante, ironica, cruda, magica, barocca, colloquiale, aspra, musicale: ognuno di questi aggettivi può definire la prosa di Antonio Russello, uno scrittore nato in Sicilia e vissuto nel Veneto, ma che della terra natia ha conservato nel cuore e nella mente i colori, gli odori e i sapori. Dalle sue pagine, infatti, emerge l’immagine vivida di una regione arsa dalla calura e che sotto il sole vive forti passioni. Un’isola dove la luna si mangia i morti, quelli ammazzati lungo le strade polverose perché hanno tradito o perché non hanno rispettano il codice dell’onore, una terra rurale che promette sogni e restituisce sofferenze e miseria. Terra che ha dato natali e fama a scrittori come Luigi Pirandello, Giovanni Verga, Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Elio Vittorini, e accanto a loro si colloca degnamente questo scrittore favarese, che in vita non conobbe il frutto editoriale dei suoi scritti e di cui oggi vogliamo celebrare il decennale della sua morte.

bronzo russello

Il suo esordio come romanziere con La luna si mangia i morti piacque a Vittorini e Sciascia gli dedicò una bella recensione su L’Ora e anche il secondo romanzo (oggi ripubblicato col titolo L’isola innocente) fu nel 1970 tra i finalisti del premio Campiello, insieme a Moravia, Cassola, Gadda, Soldati. Eppure questo scrittore per tutta la sua esistenza non ha raccolto degni riconoscimenti della sua straordinaria creatività, che è stata rivalutata solo negli ultimi anni, grazie alla casa editrice Santi Quaranta che ha preso l’impegno di onorare la memoria dello scrittore siculo-veneto. Così le sue opere sono state salvate dal cielo e fatte arrivare in porto, come lo stesso scrittore affermava in “Giangiacomo e Giambattista”.

Il nostro studio ha voluto analizzare, oltre che il mondo rappresentato da Russello,
soprattutto la lingua, la sintassi e il lessico, e la nostra attenzione è stata dedicata al
romanzo “La scure ai piedi dell’albero” del 1977 e che è stato pubblicato da Santi
Quaranta con il titolo “Storia di Matteo”.
Il romanzo si apre con un quadro paesaggistico, che non è solamente lo spazio entro
cui si svolge la storia narrata, ma un vero e proprio attore, ricostruito da una memoria
attenta e precisa nel definire ogni dettaglio, dalle contrade, ai campi, ai palazzi
baronali, luoghi reali custoditi gelosamente nell’animo dello scrittore.

Chi narra la storia è lo stesso protagonista, l’eroe Matteo, giovane figlio illegittimo di un barone e di una popolana, nato da un capriccio erotico (“…queste cantilene mi arrivano sui sensi con l’eco della mia prima infanzia che, nato appena mi dicono, da un amore colpevole tra un barone e una sua serva, fui portato su una giumenta dentro una coffa…”).

Storia di Matteo è un romanzo di formazione che a tratti ricorda il Candido di
Voltaire.

Matteo, dal suo ruolo di servo, ascende attraverso diversi gradi , fino ad ottenere il
nome del padre ma è condannato, tuttavia, a rimanere nel piccolo paesino dove è nato, Favara, mentre assiste al crollo della nobiltà feudale che aveva resistito a tanti
cambiamenti nei decenni precedenti.

Dotato di una spiccata intelligenza e sensibilità, spinto dal desiderio di ritrovare le
sue origini che gli sono state brutalmente negate, provoca invidia ai suoi pari, ma allo
stesso tempo appare irresistibile agli occhi delle donne che è pronto a servire nelle
famiglie nobili del paese.

Nella storia, collocata nella prima metà del XX secolo, lo scrittore focalizza
particolarmente la sua attenzione su Favara e, descrivendone con cura i feudi, i casati
dei baroni, i poderi con i loro contadini , ci ha lasciato un ritratto ricco e variegato
della sua terra natia.

La società favarese da Russello viene vista come un albero le cui radici, nascoste
sotto terra sono il popolo, foglie e rami costituiscono il ceto medio e la classe
dirigente è il tronco, i figli del popolo sono “fumieri” ossia concime, che produrrà nuove
speranze e venti rivoluzionari che porteranno a cambiamenti profondi e radicali . Matteo che
è fumieri, popolo, sarà come la scure che taglierà i tronchi di una nobiltà inetta e
incapace di prendere posizioni e decisioni per la propria terra.

Il romanzo è dunque anche un affresco storico che della nobiltà terriera descrive in
modo schietto la crisi prima e il crollo poi, segnato dalla crisi del latifondo, dallo
scoppio della guerra, dallo sbarco degli americani

Gli uliveti, i mandorleti la notte, allo sbiancar dell’alba, nel tratto di sbarco tra Gela e
Pachino si stupirono del tonfo silenzioso di bianchi paracaduti nell’argento del
fogliame (pag. 150)

Nelle parole di Russello si può notare una sorta di malinconia, sebbene nascosta tra le
righe, un cocente dolore nel vivere in un mondo senza orizzonte, che può essere capito
soltanto da chi vive in quelle zone.

Russello è un abile ritrattista, utilizza aggettivi e avverbi capaci di lasciare al lettore
immagini di colori, odori, sapori, nitide e scolpite, con la sua sintassi ora asciutta ed
essenziale ora corposa e materiale.

Usa così una lingua colta, ma allo stesso tempo rassicurante, popolareggiante ma
riflessiva, una scrittura ellittica, ricca di anacoluti, capace di dare al lettore la
possibilità di costruirsi nella mente ciò che egli lascia percepire per cenni e indizi.

Troviamo, inoltre, un utilizzo di toni e atmosfere trattenute da un certo pudore che
regala al lettore il senso di una bellezza insolita sia quando descrive i personaggi sia le
loro azioni.. Ne è l’esempio l’amore tra Matteo e Mariastella, la baronessina di casa
Schirò. Un amore che significa rinuncia e illusione “Movimento ambiguo, strano d’unirci
e respingerci”e, mentre nel calesse accompagna Maristella divenuta “Donna Maria”
,riflette:
“Lungo il ritorno pensavo a quell’ascesa d’una contabilità fallimentare, in cui mi sentivo
anch’io curatore, come a quella di un maligno che sfronda l’albero per farlo cadere
meglio dal di dentro, con la scure, taglia pezzo per pezzo, fogli, rami, radici.

Realizzato dalle alunne Federica Russello, Federica Palumbo, Debora Costanzadella
IV E, coordinate dalla Prof.ssa Carmelina Romei