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La poetessa Margherita Rimi arriva nuovamente in libreria con il libro “La civiltà dei bambini –Undici poesie inedite e una intervista- a cura di Alessandro Viti. La casa editrice è la libreria Ticinum di Voghera.

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Noi per fare cosa gradita ai nostri lettori pubblichiamo la quarta di copertina scritta da Chiara Tommasi e alcune nostre considerazioni:

“Questo libro raccoglie  undici poesie inedite di Margherita Rimi e, riveduta e ampliata, la lunga intervista rilasciata dall’Autrice nel 2014, durante un incontro organizzato dal Centro Internazionali di Studi Europei Sirio Giannini – CISESG – alla Libreria del Forte dei Marmi, che Alessandro Viti ha curato con sensibilità e intelligenza. Il lettore resterà colpito sia dalla intensa testimonianza della voce poetica della Rimi, unica nel panorama della poesia italiana contemporanea, sia dall’appassionata esperienza sul campo, che ne traspare, in favore dei bambini disabili o vittime di abusi e violenze da parte di adulti dimentichi della propria infanzia. Nella doppia veste di poetessa e neuropsichiatra infantile, la Rimi ci accompagna lungo il suo singolare percorso biografico, clinico, poetico ed umano. Parla con semplicità e chiarezza rivelatrici di come scienza e letteratura si uniscano naturalmente, di come sia nata la sua limpida poesia, di come in essa le voci e le memorie della sua infanzia serena riescano a stratificarsi convergendo originalmente, e in modo emozionante, in quelle dei bambini abusati o comunque sofferenti. Infine, avvince narrando cosa affronti nella sua attività di medico, che deve misurarsi ogni giorno con il dolore, con le difficoltà dei suoi piccoli pazienti. Siccome c’è però un dono nascosto in fondo alle cose, la Rimi racconta anche della bellezza di cui i suoi pazienti speciali sono comunque portatori: non per aggirare o edulcorare la portata di dolori pesanti come macigni e di  handicap impegnativi, ma per illuminare con maggiore consapevolezza quella straordinaria e preziosa  “civiltà dei bambini”, di cui la ostruzione di un futuro autentico non potrà mai fare a meno” Chiara Tommasi

A queste considerazioni noi aggiungiamo che il libro è una dotta trattazione della poetica in generale e di quella della Rimi in particolare e le poesie pubblicate in questo libro si collegano alla precedente pubblicazione “Era farsi” che diventano unico canto.

E’ subito da dire che nella poesia della Rimi non c’è pietismo o edulcorazione in relazione all’handicap o all’abuso anzi questi concetti vi entrano solo così marginalmente e in maniera così delicata che non si osservano se non si va a fondo nella lettura.

E poi la poetica della Rimi potrebbe richiamare l’ermetismo ma lei si rifiuta di essere accostata a questa corrente letteraria e afferma che lei quando scrivi cerca di andare all’essenziale e di usare le parole con molta parsimonia. Certamente è il linguaggio cifrato dei bambini, è la essenzialità della lingua siciliana a cui la poetessa attinge per dare forza maggiore ai sentimenti.

Il discorso della parola nella Rimi è molto complesso e tormentato perché, come ogni letterato che si rispetti, cerca continuamente la sua cifra di espressione. “La nostra lingua ci appartiene, dice Russello, e al tempo stesso non ci appartiene più: la rifacciamo continuamente nell’usarla”:

“Per l’albero che non c’è più

Ne è nato un altro

Ma è lo stesso albero

Per un albero che non c’è più

Serve una lingua:

che scrive

che disegna

che comanda

The first time an alphabet (la prima volta un alfabeto).

Insomma la lingua e la parola sono l’ossessione della Rimi che in questa ricerca drammatica si appalesa vera poetessa che cerca la verità “E’ la poesia che ci chiede il nome/ quella che vuol essere una storia/ quella che chiede di diventare VERA”.

E infine il modo delicato di trattare l’abuso :

“Dicono che non è vero niente-

Mi invento una lingua

Perché mi vergogno

Questa lingua

Nessuno la capisce

La faccio uscire dalla mia bocca

Neanche lei sa

Quello che vuol dire

-E C’ERA UN UOMO CHE C’ERRA VERO-

I fogli si sono nascosti

Le streghe ci sono ancora

L’altra lingua è lì nel disegno

Qui

NON C’è NENACHE UN FIORE

Ha detto il maestro”.

Concludiamo queste brevi notazioni sul nuovo libro della Rimi dicendo che questa poesia ha forme di anacoluto per cui mentre parla di un argomento lo sospende e passa ad altro argomento che sembra non avere connessione ma che invece c’e l’ha.

Se questo disorienta il lettore che non riesce a trovare il senso di una poesia, allora lo stesso lettore se la costruisca lui la sua poesia perché quando si legge la Rimi, il lettore deve diventare protagonista e esso stesso poeta.

Agrigento, lì 9.7.2015

Gaspare Agnello