(articolo letto 675 volte)

Pubblico la mia relazione che terrò oggi a Grotte alla manifestazione intitolata “Sessant’anni dopo…la politica“, a beneficio di quanti non potranno partecipare alla manifestazioni per varie ragioni e per i grottesi residente fuori dal nostro paese. Buona lettura da Gaspare Agnello.

per me parlare delle elezioni amministrative del 27 maggio 1956 è veramente motivo di grande emozione perché mi riaffiorano tante cose, tanti pensieri ma soprattutto il grande coraggio, l’affetto, la semplicità, l’onestà dei miei compagni di avventura che non ci sono più e che io voglio ricordare con questa manifestazione.

Oggi siamo appunto qui riuniti per ricordare gli eroici compagni di un tempo che scrissero una pagina gloriosa e importante della nostra storia politica unitamente  ai quattro consiglieri della minoranza democristiana. Lo scontro allora fu molto duro,  aspro e rischioso.

La minoranza era capeggiata dal Professore Antonio Lauricella con cui ho condiviso l’ultima mia esperienza politica. Lui sindaco e io assessore negli anni ottanta.

Parlando del 1956 non posso fare a meno di ricordare i carri armati di Budapest che hanno soffocato la rivolta ungherese. Io in quella occasione ho portato i ragazzi delle scuole medie al monumento dei caduti per onorare i martiri della libertà di Budapest mentre ho subito un attacco scomposto del mio sindaco comunista  che plaudiva, come  tutti i comunisti, la causa sovietica, salvo poi,  a sessanta anni di distanza,  a rivedere le proprie posizioni e assistere a Napolitano che porta un mazzo di fiori sulla tomba di Imre Noge, non sappiamo se bene accetti.

Il mio percorso è stato lungo: ho iniziato a 21 anni come Vice Sindaco di Totò Carlisi comunista, sono stato eletto altre tre volte in questo civico consesso e ho chiuso come assessore di una amministrazione di centro sinistra appunto con Antonio Lauricella.
Video della mia relazione:

Però voglio dire che la storia non è fatta di date e non cammina a sbalzi ma è frutto di maturazione lunga, di avvenimenti che si succedono uno dietro l’altro essendo uno conseguenza dell’altro.

Quindi la storia delle amministrazioni di sinistra di Grotte ha un retroterra antico che affonda le proprie radici nel periodo risorgimentale.

Grotte con i fratelli Monreale era un centro garibaldino e mazziniano tant’è che la prima bandiera tricolore in Sicilia ha sventolato sulla rocca della Pietra per opera di patrioti grottesi.  Una conferenza su questi avvenimenti è stata tenuta dalla professoressa Adalgisa Monreale che è molto documentata.

Non a caso nel 1868 scoppia una rivolta mazziniana capeggiata da Francesco Ingrao e che si conclude nel sangue.

Poi ci fu lo scisma religioso capeggiato da padre Sciarratta che aveva profonde motivazioni politiche e ideologiche addirittura di natura calvinista.

Gaspare Agnello nell'Ufficio del Sindaco di Grotte 1956 - 2016

Gaspare Agnello nell’Ufficio del Sindaco di Grotte 1956 – 2016

Ci fu certamente l’influsso anarchico di Saverio Friscia che operò per ben 20 anni nella nostra provincia e si dice addirittura che Bakunin fosse stato esule nella terra di Grotte.

Quindi le lotte dei minatori che si concludono con il convegno minerario di Grotte del 1893 nel quale si sancirono diritti importanti per i minatori, per i carusi e di cui parla Pirandello ne “I vecchi e i giovani” e ora Simonetta Agnello nel suo libro “Caffè amaro”, data che è stata solennemente ricordata a 120 anni di distanza il 12 ottobre 2013.

Le influenze europee portarono a Grotte il valdismo che fu un movimento religioso e culturale di grande spessore anche perché operò nel mondo dell’ istruzione istituendo scuole che contribuirono ad alfabetizzare tantissima gente e a preparare anche a un mestiere per molti giovani.

Tutti questi movimenti portano alla nascita a Grotte del Partito Socialista e ne è testimonianza il Memorandum dei socialisti di Grotte del 1896 in cui si denunziano con coraggio leonino tutte le malefatte della camarilla grottese  che si era impossessata della cosa pubblica.

Questo documento che Luigi Granata, Segretario Provinciale della Federazione Socialista di Agrigento, ha voluto pubblicare, dovrebbe essere portato a conoscenza di tutti i cittadini di Grotte per capire chi siamo e da dove veniamo. (Chi vuole se lo può scaricare gratuitamente da qui).

Quindi ci fu la lotta al fascismo di cui alfiere è stato Gerlando Cimino, con Matteo Chiarenza, Turiddu Cillu, i Fantauzzo che hanno pagato prezzi altissimi per via delle persecuzioni fasciste.

Arrivano  a Grotte gli americani  con uno spiegamento di forze imponente in quanto qui è stato trasferito il Distretto militare. Gli americani vengono accolti come liberatori con applausi e noi sciuscià ricevevamo caramelle ed altre leccornie.

I grottesi assaltarono la chiesa del purgatorio che era deposito dell’esercito e barattavano pane con coperte con i militari che erano asserragliati nelle scuole del palazzo municipale.

Tutti questi fatti hanno contribuito a formare una coscienza democratica che si è subito manifestata con

la nascita di una sezione socialista molto attiva subito dopo la caduta del fascismo come potrete vedere da un quaderno che è esposto nella nostra mostra e che riporta i nomi degli aderenti al partito che sono nomi di artigiani, contadini, zolfatari, intellettuali.

Questo portò alla vittoria della repubblica nel referendum del due giugno 1946 mentre in tutto il meridione vinceva la monarchia.

E del resto a Grotte ha vinto il divorzio, ha vinto l’aborto, conquiste civili per le quali mi sono impegnato personalmente con comizi di quartiere che hanno dato risultati positivi di civiltà e di progresso.

Inizia così la battaglia democratica per la conquista del comune.

La prima amministrazione democraticamente eletta è stata una amministrazione democristiana capeggiata da un galantuomo l’Ing. Calogero Picone.

Erano tempi duri, tempi di carestia. Ricordo l’assalto alla casa del fascio e l’assalto di una folla inferocita al palazzo comunale da dove il Sindaco Picone è dovuto fuggire dileggiato dai dimostranti.

Dopo qualche tempo il Sindaco Picone si è dovuto dimettere ed è diventato Sindaco Salvatore Bellomo.

Su questo passaggio io non ho le idee chiare ma spero che qualche studioso voglia fare una tesi sulla storia di questo nostro centro perché attraverso la micro storia si può interpretare la grande storia.

Finisce subito l’era democristiana e infatti nel 1951 alle regionali vince la coalizione PCI-PSI e nel 1952 il blocco del popolo conquista il comune con una lista di artigiani, contadini, braccianti, zolfatari e pensionati senza alcun diplomato o laureato. Diventa sindaco Pietro Morgante che poi viene disarcionato dal mitico Ardicasi che durò due legislature.

La seconda è stata appunto l’amministrazione eletta nel 1956 che oggi noi ricordiamo e che vide Sindaco lo stesso Salvatore Carlisi e Vice Sindaco il sottoscritto.

Allora era difficile amministrare. La sanità faceva carico al comune e noi dovevamo pagare le rette ospedaliere e le medicine ai poveri. E qui era il dramma, nel dover distinguere tra poveri e non poveri, ma il dramma peggiore era la mancanza di soldi per cui eravamo soggetti agli scioperi delle farmacie e dei dipendenti che non venivano regolarmente pagati.

Era un via vai da Grotte a Palermo in cerca di anticipazioni di cassa ma dovevamo far fronte anche ai continui scioperi degli zolfatari che non venivano pagati.  Per cui anche per loro c’era il ricorso all’assessorato all’Industria per avere anticipazioni di cassa a fondo perduto.

In queste nostre missioni a Palermo eravamo assistiti dall’On. Francesco  Renda che era sempre a disposizione dei sindaci di sinistra.

E poi per noi non c’erano lavori pubblici per via dell’embargo dei governi regionali nei confronti delle amministrazioni di sinistra.

Allora  c’era il rito della firma che altri esercitavano come strumento di potere.

Per ogni cosa occorreva una montagna di certificati che dovevano essere firmati dagli amministratori e noi su questo siamo stati solerti e abbiamo tolto la schiavitù della firma essendo tutti disponibili a firmare ovunque e comunque.

La gente apprezzò il nostro comportamento e votò a sinistra anche nel 1960 quando ci fu il pari tra i due schieramenti e il DC Salvatore Arnone fu eletto Sindaco  perché un suo compare eletto nelle liste della sinistra lo votò e lo sostenne per l’intera legislatura.

Io devo dire che nel 1956 ho vissuto il più grande dramma della mia vita perché dopo un anno della mia elezioni,  ho dovuto scegliere tra la politica e l’impiego. Ho scelto di fare il burocrate e ho lasciato. Dopo che si è stati eletti con voto plebiscitario non si deve lasciare. Io ho lasciato e per questo ho pagato un prezzo molto alto con la politica. Sono rientrato in consiglio altre tre volte.

Quindi a Grotte si sono succeduti  tanti sindaci di vario colore nati da campagne elettorali infuocate e aspre. Nessuno deve dimenticare che il sottoscritto ha subito una condanna penale a duemila lire di ammenda con la iscrizione nel cartellino penale per questua abusiva in quanto ho raccolto i fondi per la festa del primo maggio e Pietro Agnello ha subito un lungo processo per avere costruito dei loculi e affrancare la povera gente da ricatti. Comunque a distanza di anni, dopo che la bufera si è chetata, dobbiamo dire che tutti i Sindaci hanno lavorato nell’interesse del comune e della popolazione. Tutti i partiti hanno trovato alla fine il modo per collaborare se è vero che si sono fatte a amministrazioni tra socialisti e democristiani e anche  tra comunisti e DC. Non ci sono stati scandali dovuti a ruberie, si sono fatte le strade, le fognature, la rete idrica, le scuole per tutti gli ordini e gradi, le varie strade di acceso al comune. Insomma la cittadina ha assunto l’aspetto di un paese moderno e ben sistemato anche se Grotte ha i problemi di tutti i centri quali quello del centro storico.  I  sindaci che si sono succeduti meritano di essere ricordati tutti con affetto e stima e io li voglio nominare tutti:  Salvatore Arnone,  Antonio Lauricella, Michele Di Mino, Prof. Di Liberto,  Maresciallo Calì, Mimmo Morreale, Dr.  Castrogiovanni,  Pietro  Agnello,  Decio Terrana, Stella Castiglione,  Filippo Giambra,  Antonio Morreale, Gandolfo Mazzarisi,  Antonio Cimino, Dr. Giacomo Orlando, Paolo Pilato e infine Paolino Fantauzzo che ringrazio per questa bella e significativa manifestazione.

La mafia, nella maggioranza dei casi, è stata tenuta fuori dalla Pubblica Amministrazione e solamente qualche volta ha lambito il portone di ferro del comune; ma su questo tema bisogna fare una riflessione più attenta, anche perché c’è stato un caso in cui un capo bastone (riconosciuto tale da una sentezza) è stato eletto consigliere comunale e quindi assessore.

A questo punto però debbo dire che Grotte è diventata bella, è stata bene amministrata ma i grottesi non ci sono più perché la Sicilia è stata mal governata, l’autonomia è stata una grande delusioni, i governi centrali non hanno investito sul meridione per cui i nostri cittadini sono emigrati e i giovani continuano ad andar via.

Negli anni ottanta sono stato a Liegi e lì ho trovato tutti i miei elettori del 1956 per cui ho detto che la politica ha fallito.

Dovrei fare un’analisi delle mie vicende politiche quali l’avventura del PSIUP e l’epoca craxiana ma queste le rimandiamo ad altre occasioni. Di Craxi conservo la cravatta che a Rimini ha regalato a tutti i delegati. Delle trasformazioni politiche avvenute dal 1992 ad oggi parleranno i parlamentari che interverranno dopo di me.

Io dico soltanto che siamo ancora in una fase di transizione, con partiti lideristi, con un PD che ancora non ha una sua identità ben precisa con il meridione che è stato abbandonato al suo destino.

Certamente non tornerà la democrazia partecipata di prima, non torneranno le sezioni dei partiti perché i nuovi mezzi di comunicazione hanno sconvolto tutto, ma i problemi restano quelli di prima. La questione meridionale di gramsciana memoria resta attuale e io mi auguro che il meridione possa tornare ad essere al centro dell’agenda politica per arrestare l’emorragia delle giovani generazioni e per evitare che la Sicilia diventi solo un ricovero per vecchi.

Alle giovani generazioni, nel nome dei vecchi ed eroici consiglieri del 1952 e del 1956 dico di ritornare alla politica, alle grandi ideologie per non lasciare campo libero a coloro che della politica fanno strumento privato.

Purtroppo ora ha vinto la destra e l’Europa che decide, è in mano ai banchieri  e ai poteri  forti.

La battaglia che si prospetta a voi è dura ma se voi state alla finestra sarete sicuramente perdenti.

A voi giovani affidiamo la bandiera della liberta e della democrazia per lo sviluppo e l’uguaglianza di tutti i popoli.

Qualcuno pensa che siano morte le idealità della sinistra del  ‘900. No, sono morti quei partiti ma quelle idee tornano ancora anche se attraverso vie inusitate quali le vie tracciate con grande forza da Papa Francesco con la sua Enciclica “Laudati Si’”, che è un documento sconvolgente e che va oltre certe rivendicazioni portate avanti dalla sinistra italiana.

Se si facesse un programma con le linee tracciate dalle encicliche ‘Caritas in veritate’ e’ Laudato si’’ si potrebbe creare un partito europeo socialista di ispirazione cattolica capace di unificare movimento operaio e ceto medio produttivo per creare un blocco sociale capace di trasformare la nostra economia e quindi la nostra società.

Giovani non scoraggiatevi prendete in mano le bandiere della democrazia, della giustizia, dell’uguaglianza e andate avanti memori delle battaglie gloriose dei vostri avi.

Grotte, lì 28.5.2016
Gaspare Agnello