Ho conosciuto Laura Boldrini al circolo unione di Racalmuto, il famoso circolo di Leonardo Sciascia, dove era venuta per un convegno su l’immigrazione. L’ho rivista ad Agrigento in occasione di un suo incontro elettorale nel 2013, abbiamo discusso e le ho promesso la prima copia del mio libro di critica letteraria “I NUOVI DOVERI”, che poi le ho inviato alla presidenza della Camera dei Deputati.
Mi ha colpito, oltre la sua bellezza, il suo determinismo, la sua volontà di spendersi per la causa degli ultimi del mondo che poi dovrebbe essere la ragione vera di ogni politico.
E per portare avanti questo suo progetto deve rompere con i vecchi equilibri, deve combattere contro i poteri forti che vogliono trarre profitto dalla politica, deve lottare per i diritti primari della persona, per cui molti non la vedono di buon occhio e addirittura la minacciano. Ma la Boldrini tira avanti e fa il gesto plateale di esporre un drappo rosso sul balcone del Palazzo Montecitorio contro il dilagante fenomeno del femminicidio e quando si reca in visita ufficiale nelle nostre città rifugge i salotti bene a si reca nella periferie più degradate per portare solidarietà e speranza di riscatto.
La nostra Presidente è una donna che sa rischiare continuamente e per questo è un esempio per le nuove generazioni che devono osare in questa società in cui vige la legge dell’homo homini lupus.
Si trova in Grecia per visitare i rifugiati e riceve una telefonata da Vendola che le propone la candidatura al Parlamento della Repubblica. E’ un’offerta allettante però rischiosa in quanto se non dovesse essere eletta dovrebbe poi andare a lavorare all’estero. Ma ecco cosa scrive: “Sono però davanti a un’opportunità: potrei entrare nel cuore delle questioni per la porta principale. LE NOVITA’ DEVONO ESSERE COLTE, non bisogna essere troppo prudenti. Sono incline a prendere decisioni, anche in assenza di certezze. Perché pure questo è il bello della vita: rigenerarsi, aprire nuovi orizzonti, mettersi in discussione e osare sempre di più. Se hai paura di muoverti, non farai mai niente, è sempre stata questa la mia filosofia. Sin dall’inizio. Sin da quando ero adolescente e volevo viaggiare, ed era ancora soltanto la curiosità a spingermi a lasciare la provincia per assecondare il desiderio di vedere, conoscere e capire. Era l’innamoramento per la sorpresa che il mondo mi riservava. Ero desiderosa di stupirmi, di guardare il Machu Pichu e restare senza fiato, di andare in Tibet a oltre seimila metri e avere la forza di respirare; di fermarmi a Bamiyan davanti a Buddha e sentirmi fortunata di poter ammirare le meraviglie del pianeta, di potermi alimentare di tanta bellezza”.
Oltre a sapere osare bisogna sapere sognare e la Boldrini è una donna che crede nell’utopia:
“ Se c’è una parola a cui la Storia dell’umanità deve molto, una parola a cui devo molto anch’io, il mio impegno professionale e oggi questa carica che ho l’onore di ricoprire, quella parola è “UTOPIA”. Perché l’utopia racconta il dubbio, il sogno, lo slancio. Senza tutto ciò la politica sarebbe solo un esercizio di vanità.
L’utopia è ricerca. E’ accettare la sfida del cambiamento, che è la premessa più alta della democrazia.
L’utopia è il viaggio: l’irrequietezza di mettersi in cammino, lasciare porti sicuri per spingere lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte. Senza questa condizione faticosa e stimolante, senza l’utopia di un prossimo viaggio, che cosa ne sarebbe stato della nostra Storia? Come avremmo potuto immaginare che un giorno il presidente della più importante nazione del mondo sarebbe stato il figlio di un africano, senza il dovere di quell’utopia?
E se oggi presiedo la Camera dei Deputati, forse è anche per via delle molte silenziose e tenaci utopie alle quali ho cercato di dar voce per più di vent’anni, dal diritto dei perseguitati di non essere per sempre vittime, alla speranza di chi si è messo in viaggio senza sapere se mai sarebbe arrivato.
La Storia ci insegna che spesso in politica l’utopia appare come un’eresia. Eppure, quale utopia è più necessaria se non immaginare un’Italia in cui diritti, uguaglianze, dignità civili siano finalmente parole certe, regole riconosciute, principi rispettati?”
E l’utopia si afferma e diventa pane quotidiano lottando contro la sopraffazione e per l’affermazione della democrazia, dei valori di libertà e uguaglianza.
“Intanto mai più, dice la Boldrini, il fascismo. Mai più guerre.
Quel 25 aprile 1945 ci siamo liberati da un regime politico totalitario. Ma anche dai valori che propugnava.
Ci siamo liberati dal mito della nazione e del popolo come comunità chiusa, che deve essere “purificata” da coloro che possono infettarla: i dissenzienti, i diversi, i deboli, le minoranze etniche e religiose.
Ci siamo liberati dall’autoritarismo e dal conformismo.
Ci siamo liberati da una concezione del potere basata sulla violenza, dall’idea di superiorità razziale, dall’espansionismo aggressivo.
Ci siamo liberati dalla celebrazione della virilità, del maschilismo, della riduzione della donna a “madre e sposa”, dalla sua esclusione dal mercato del lavoro, dalla società e dalla politica.
E abbiamo abbracciato altri valori: quelli della società pluralista, dei diritti individuali e collettivi, della cittadinanza attiva. Quelli della ricerca della pace tra i popoli e del ripudio della guerra. Quelli della liberazione delle donne e dell’uguaglianza di genere.
Sono gli stessi valori che troviamo scolpiti nella DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI, che è per me l’espressione più alta della cultura antifascista. Sono i nostri valori, i valori della Repubblica italiana.. Guai però a considerarli acquisiti una volta per tutte. Essi sono minacciati da gruppi e organizzazioni neofascisti. Gruppi pericolosi, perché cercano di fare proseliti fra i giovani. Approfittano dello smarrimento di ragazze e ragazzi ai quali è stata sottratta la fiducia nel futuro.
Il germe dell’autoritarismo è sempre pronto a diffondersi, soprattutto in tempi di crisi economica. Non possiamo dimenticare che tra le cause scatenanti il fascismo vi fu la spaventosa disoccupazione che fece seguito alla prima guerra mondiale. E che il partito di Hitler fu sospinto al potere da masse di popolo senza lavoro e senza reddito, dopo la grande crisi del 1929.
Anche oggi, prosegue la Boldrini, in diversi paesi europei, maturano risposte autoritarie e illiberali alla grave crisi economica che comprime come in una morsa la vita di milioni di persone. Dobbiamo quindi stare in guardia e respingere ogni insorgenza neofascista e ogni populismo autoritario. Ma le istituzioni – il Parlamento, il governo, le regioni- debbono soprattutto creare lavoro, aiutare i pensionati, sostenere le madri e i padri di famiglia che perdono l’occupazione, gli artigiani e i piccoli imprenditori strangolati dalla crisi.
NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO. ANCHE COSI’ SI DIFENDE LA DEMOCRAZIA. E LA DEMOCRAZIA HA BISOGNO DI ESSERE COSTANTEMENTE DIFESA.”
E a questo punto la Boldrini prende decisamente posizione e indica le strade del riscatto. Come prima cosa dice che “La Storia assegna un’altra missione all’attuale generazione di giovani: quella della costruzione degli Stati Uniti d’Europa”, una Europa dell’inclusione: “Senza inclusione non vi sono pari opportunità, né rispetto dei diritti della persona”. Un’Europa che tuteli i diritti dei lavoratori: “Alcuni ancora sostengono, scrive la Presidente della Camera, che per crescere economicamente e per competere, un paese deve comprimere i diritti dei lavoratori, e che le conquiste sociali degli anni passati sarebbero privilegi non più sostenibili. Non è proprio così. In molti paese del Nordeuropa con una solida economia di mercato, i salari sono più alti come pure il livello di contrattazione collettiva; allo stesso tempo, in Germania, l’attuale governo di unità nazionale ha aumentato il salario minimo e rafforzato il welfare. Anche negli Usa il dibattito sul salario minimo è molto acceso: in molti Stati lo hanno aumentato e continua a essere centrale nell’agenda del presidente Obama”.
Questo è un concetto fondamentale che contrasta fortemente le opinioni di chi crede che abolendo l’art. 18 della Statuto dei Lavoratori si possano creare più posti di lavoro. I posti di lavoro si creano con gli investimenti e non schiavizzando i lavoratori.
E sa anche la Boldrini che, affinchè una società possa svilupparsi in maniera più rapida, occorre riconoscere pari dignità alle donne. Il suo impegno primario di presidente della Camera dei Deputati è stato rivolto alla ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne che è potuta entrare in vigore il 1. Agosto 2014.
Dalla mia esperienza precedente, scrive la Boldrini, ho imparato che nelle crisi umanitarie le più affidabili destinatarie degli aiuti sono le donne e non i capi delle comunità. Nelle mani delle donne, infatti, i beni di prima necessità finiscono in famiglia, laddove appunto c’è bisogno, mentre nelle mani degli uomini il più delle volte si disperdono perché utilizzati per altri scopi. Ciò conferma che bisogna dare più peso alle donne, e questo anche nella risoluzione di situazioni di crisi, dove dovrebbero avere una posizione di rilievo ed essere più coinvolte nelle trattative. Tenerle fuori dai tavoli decisionali è controproducente perché, essendo spesso le prime a essere colpite nei conflitti e nelle crisi economiche, sanno meglio di tutti di cosa c’è bisogno, sanno cosa fare e come farlo”.
Bisogna tutelarle dalla violenza e dagli abusi e su questi problemi la Boldrini si dilunga in maniera minuziosa denunziando situazioni insopportabili e indicando soluzioni come quelle adottate in Gran Bretagna e illustrando i provvedimenti recenti che ha approvato il parlamento italiano per prevenire e punire le violenze di genere.
E’ inutile dire che il problema dell’immigrazione è gran parte del libro, essendo stata la Boldrini rappresentante in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
La Presidente ricorda agli italiani, ma anche a tutti gli europei, che siamo stati un popolo di emigranti e che dal 1892 al 1924 furono due milioni gli italiani che passarono da Ellis Island, ricorda la grande emigrazione del secondo dopo guerra allorquando si scambiò carbone con carne umana. Ricorda la tragedia di Marcinelle dove perirono tanti italiani per cui l’accoglienza di coloro che fuggono dalle guerre e dalla fame è, per noi, un dovere morale.
“Nelle mie visite istituzionali in paesi esteri ad alta emigrazione italiana, ho sempre voluto valorizzare la presenza dei nostri connazionali e il loro difficile percorso per una piena integrazione”, che è lo stesso percorso difficile di quanti sfidano la morte per fuggire dalle guerre e dalla fame.
Tantissimi hanno perso la vita nel mare mediterraneo e tantissimi, di cui non sappiamo nulla, saranno morti nella traversata del deserto.
E’ una strage terribile a cui il mondo assiste con mota indifferenza, anzi alcuni stati erigono muri e chiudono le loro frontiere pensando che quello che avviene fuori dalla loro casa non li coinvolgerà.
“Parliamoci chiaro: scrive la Boldrini, fino a che ci saranno milioni di individui bisognosi di pace e di sicurezza, né le misure di contrasto in mare, né le barriere ai confini terrestri potranno fermare il flusso, perché queste persone hanno davvero poco da perdere”. “ E’ stato sempre così, nella Storia dell’uomo; i civili cercano di mettersi in salvo e chiedono asilo laddove possono. Ne abbiamo traccia fin dal 400 a.C.: basta leggere le tragedie greche – Le Supplici di Eschilo e gli Eraclidi di Euripide – per rendersi conto di quanto antica sia la questione”. Anche la famiglia di Giuseppe con Maria e il piccolo Gesù sono stati esuli in terra straniera perché perseguitati.
In un mondo informatizzato non è più possibile che ci sia gente che mangia quattro volte al giorno e gente che muore letteralmente per la fame. I confini ormai non hanno senso perché sono stati superati dalle nuove tecnologie.
In questo nuovo mondo le idee della Boldrini assumono valore dirompente e dovrebbero essere portate a conoscenza delle nuove generazioni perché possano capire come muoversi per creare una società più giusta dove la ricchezza sia equamente redistribuita e dove nessuno resti solo.
Queste ide oggi sono portate avanti, magari con maggiore forza e incisività da Papa Francesco che, con la sua enciclica “Laudato si’”, ha stilato un programma sociale e morale a cui ispirarsi perché tutti ci si possa sedere alla mensa. “La Caritas in veritate” e la “Laudato si’” sono due documenti che possono offrire lo spunto per un programma politico di rinascita dell’Europa perché quelle encicliche superano in senso positivo certe battaglie della sinistra tradizionale, a prescindere o meno della esistenza di Dio a cui ognuno può o non credere.
“Una crescita equilibrata, dice la Boldrini, e una redistribuzione più equa della ricchezza non sono principi utopistici ispirati a concetti astratti di giustizia sociale. Sono condizioni necessarie per riattivare consumo e produzione, dunque ripresa, dunque coesione sociale, dunque democrazia”.
Signora Bodrini, il suo mandato di Presidente della Camera dei Deputati fra meno di due anni andrà a scadere e lei sarà più libera per fare sognare il mondo del lavoro, i giovani, le donne, i pensionati, i piccoli imprenditori, per creare un nuovo progetto politico capace di costruire una società più giusta e più eguale in cui nessuno resti indietro, sapendo che il cuore delle decisioni economiche ormai è a Bruxelles dove il potere è nelle mani della grande finanza e di potenze economiche liberiste che hanno indotto l’Italia a svendere le partecipazioni statali che erano il nerbo della nostra debole economia.
Agrigento, lì 10.6.2016 – (nel giorno dell’uccisione di Matteotti a cui dedico questa mia recensione appassionata e molto sentita)
Gaspare Agnello