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La 48^ edizione dl Premio letterario Brancati Zafferana Etnea 2017 sezione narrativa è stata appannaggio dello scrittore triestino Mauro Covacich con il suo romanzo “La città interiore” edito da La nave di Teseo.

Per la verità sulla copertina del libro c’è scritto che si tratta di un “Romanzo” ma a noi ci sembra che ci troviamo in presenza di un genere diverso dal romanzo vero e proprio perché il libro parla di alcune vicende familiari dello scrittore, di Trieste e quindi della letteratura e dei letterati triestini e poi della storia travagliata di questa città che vive il dramma di essere città di frontiera. E allora se il libro non è un romanzo che cosa è. Forse è un libro di letteratura o un libro storico o un amarcord di felliniana memoria. Rifacendoci al titolo dobbiamo dire che il libro ci vuole narrare la città che è nel cuore di Covacich, il suo Aleph, il suo genius loci.

Il luogo non è un luogo qualsiasi, un paese come tanti ma è il centro di varie culture, il punto di incontro della civiltà o delle civiltà slave, dell’impero austroungarico, della civiltà italica, insomma Trieste è la mitteleuropa  dove si sono incontrate e scontrate tutte queste etnie per cui viene fuori un libro, magari di difficile lettura, ma che narra drammi tipici dell’Europa che hanno dato luogo a movimenti culturali di grande importanza.

Una città di frontiera diventa crogiolo di tante culture per cui si ha un vita culturale intensa.

La grandi firme di scrittori, poeti, musicisti, artisti triestini è veramente notevole e questo ci fa pensare ai fermenti culturali della Sicilia del novecento che è stata grande parte della letteratura italiana del secolo passato. E questo perché anche la Sicilia è terra di frontiera e in essa si sono sedimentate tutte le culture più importanti che si sono avvicendate nel mediterraneo.

Saba, Tomizza, Quarantotti Gambini, Giani Stuparich, Antonio Bibalo, Umberto Saba, Italo Svevo, Lelio Luttazzi ed altri, sono i nomi che hanno fatto grande il mondo letterario triestino.

E poi il libro parla di tutta la vicenda politica triestina e istriana, della grande guerra, delle amare vicende dell’ultima guerra mondiale, delle foibe, dei contrasti ideologici e delle guerre partigiane, partigiane non si sa di chi e di che cosa perché lì la storia è stata molto intricata.

E in tutte queste vicende amare di sangue e di morte emergono figure eroiche quali quelle di Pino Robusti e Ivan Goran, poeta, che commuovono e danno al libro un Pathos che ci coinvolge.

Certo i fatti narrati sono terribili ma alla fine Covacich, come tutti gli scrittori che si rispettano, apre un raggio di sole descrivendo una coppia di giovani che si attenda vicino ai luoghi delle foibe.

La bufera è passata e l’amore di due giovani apre il mondo alla vita e quindi alla speranza.

Agrigento, lì 28. 9. 2017-         Gaspare Agnello