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Lorenzo Rosso ha preso gusto a pubblicare romanzi brevi ovvero racconti lunghi con la casa editrice Ecumenica di Bari. Aveva pubblicato “Passaggio ad Akragas” e poi “Punta Bianca” sempre con i meravigliosi disegni di Silvio Benedetto che rendono le pubblicazioni più appetibili.

Ora torna in libreria con un nuovo romanzo “La signora non abita qui” edito sempre con la casa editrice Ecumenica e con i disegni di Silvio Benedetto e con una breve prefazione di Gianofrio Pagliarulo che ha introdotto anche i precedenti lavori.

Di nuovo  in questo volumetto c’è la quarta di copertina di Bruno Gambarotta che in poche battute coglie il senso del libro affermando che i protagonisti della narrazione non hanno un nome perché ciò aiuta il lettore a rispecchiarsi nell’intreccio del loro percorso di vita. Molti, tantissimi lettori, si ritroveranno nelle vicende di questi anonimi personaggi che sono caratterizzati, come afferma Gianofrio Pagliarulo da smarrimento e senso di solitudine.

La trama, dice Pagliarulo, “è di ordinaria quotidianità” e scorre in canali quasi prestabiliti, senza grandi traumi se non il trauma del vivere.

Il protagonista è un ‘flaneur’, come dice Bruno Gambarotta. Un uomo che girovaga lentamente per scoprire chissà che cosa, forse per sfuggire alla monotonia della vita, al suo lavoro di bibliotecario, alla solitudine derivante dall’abbandono della moglie Silvana che, questa sì, ha un nome.

Il protagonista o l’io narrante è un boemienne che vive in una mansarda da dove può osservare, nella mansarda che si trova di fronte alla sua, la nuova farmacista del paese, giunta da poco non si sa da dove.

Il nostro passa il tempo a sbirciare da dietro le persiane per conoscere meglio la farmacista che incontra al bar e con la quale intesse un rapporto.

La porta al caffè Renoir, camminano con la piccola macchina di lui, e lei lo invita a salire nella sua mansarda dove trova i quadri degli impressionisti e dove avviene l’atto d’amore tra i due.

Il clima che l’autore costruisce è quello della Bella Epoque.

La musica della signora della mansarda è quella di Mozart, di Beethoven.

I due hanno alle spalle i lori matrimoni falliti; ma quasi tutti i personaggi del libro sono personaggi separati, che vivono nella solitudine e che cercano quel quid che non trovano. Sono dei vinti.

Il bibliotecario e la farmacista abbandonano anche il lavoro, frequentano i locali della movida, la sera fanno l’apericena e fanno le ore piccole ogni giorno.

Ma l’amore dei due è fragile: compare e scompare.

La farmacista gli dà l’incarico di portare una lettera al suo ex  marito. Poi il loro rapporto sembra finire perché i rapporti matrimoniali e di coppia sono destinati ‘inesorabilmente e finire’.

Lui pensa sempre alla moglie  che sta con un altro uomo e, in un momento di sconforto, è tentato di andarla a trovare ma non ne ha più il diritto.

Si ricompone il rapporto con la farmacista. Avviene un altro incontro amoroso.

Ma poi scompare definitivamente.

Non vogliamo, in queste brevi note, svelare la fine del racconto per non far perdere al lettore il gusto della scoperta però affermiamo che lui è un vinto, che anche la farmacista ha un destino amaro.

Il racconto scorre in maniera naturale e anche i fatti drammatici del racconto sembrano fatti normali anche nella loro terribile verità.

Forse manca un intreccio più complesso, più contorto, più conturbante ma la storia nasce da un racconto che l’autore scrisse negli anni ’70 del secolo scorso per una rivista femminile quindi il libro ha conservato la dimensione del racconto destinato a un pubblico femminile che ama storie delicate anche se forti.

Negli anni settanta è stata approvata la legge sul divorzio e qui quasi tutti sono separati e il libro fotografa una realtà di oggi in cui il 30 per cento dei matrimoni finiscono in Tribunale.

La scrittura di Lorenzo Rosso è lineare, pulita e scorrevole come sempre e le sue descrizioni sono veramente intense.

Bella e delicata la descrizione della scena di amore che non scade mai nel volgare: “Le sue mani correvano su di me, le sentivo calde ed umide muoversi abili ed agili tra le pieghe più nascoste del mio corpo.

Sapeva amare bene,dando tutta se stessa, con una certa calma, controllando la mia inevitabile foga….”

Significativa è la predica che lui ascolta nella piccola cappella di Santa Marta che è un inno all’amore, al donarsi: “Si dona a chi si ama e ci si abbandona a chi ci ama”. “Dare deve rendere più felici che ricevere….Dare è mettersi in relazione con una seconda persona mediante un oggetto, che in realtà non è un oggetto qualunque ma è una parte, un pezzo dell’io”.

Il protagonista del libro vuole ancora dare amore per riceverne…ma la signora non abita più qui.

Lorenzo Rosso è uno scrittore silenzioso, intimo, come è nella vita, e i sentimenti che descrive sono delicati e comuni a tutti gli uomini per cui i suoi libri vanno direttamente al cuore e suscitano sentimenti di amore e di tenerezza,. I fatti altamente drammatici come la morte lasciano il vuoto a cui l’uomo assiste come a eventi ineluttabili contro cui non ha capacità e forza di ribellarsi.

E’ il fato greco che segna il destino degli uomini che sono soli e alla fine sconfitti con la sola consolazione che hanno dato amore.

Agrigento, lì 18.12.2017.

Gaspare Agnello