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Pascal Schembri è uno scrittore anomalo di cui sappiamo poco. Non sappiamo quali sono stati i suoi studi e quale è la sua formazione culturale, come sia arrivato alla scrittura e quale è stato il suo percorso di vita e di emigrante. Possiamo però dire che ha già pubblicato decine di libri e che vive la sua vita tra Parigi e la Sicilia dove viene continuamente per presentare i suoi lavori letterari.

Schembri è nato a Realmonte, un piccolo e ameno paese della provincia di Agrigento che si affaccia sul ‘mare aspro africano’ ed è emigrato a Parigi dove ora abita stabilmente, avendo contatti con una cultura che ha tanto influenzato la nostra letteratura della prima metà del novecento e soprattutto quella dell’ottocento, quando Parigi era la culla di tutti i movimenti culturali ed artisti dell’Europa.

Quando abbiamo letto alcuni suoi libri, molti anni addietro, ci siamo tenuti lontani dalla sua letteratura, anche perché le piccole case editrici, non avendo i correttori di bozze, pubblicano i libri senza che siano limati a dovere da gente competente.

Schembri, checché ne pensassimo noi, ha continuato a pubblicare e a presentare i suoi libri per cui abbiamo sentito il dovere di vedere quale era stata l’evoluzione di questo anomalo scrittore e abbiamo letto il libro che ha un titolo intrigante che porta a Papa Francesco:”Chi sono io tra loro?” edito da Genesi.

Questa volta dobbiamo dire che Schembri non ci ha delusi perché partendo da Qoèlet costruisce un’opera complessa e intrigante che è difficile definire.

Un libro che può essere storico, in quanto c’è tutto il dramma del ‘900, un libro dei sentimenti o un ottimo libro d’appendice nel senso positivo del termine.

La storia parte da tre giovani universitari che vivono in Australia  Albert, Joan, Vivian e un quarto Jhon. Attorno a questi personaggi, il nostro autore sviluppa una storia così intrecciata e ben congegnata che stupisce il lettore e lo tiene legato alla narrazione. Ci troviamo dinanzi a un puzzle così complicato che ci sembra difficile potere alla fine ricomporre, per dare un senso alla storia. Schembri dimostra una fantasia così sfrenata che ci riporta alla grande fantasia del suo quasi compaesano Andrea Camilleri il quale combina storie complicatissime per il suo Commissario Montalbano.

Intanto la cosa più bella e intrigante del libro è che tratta con dovizia di particolari e con tantra passione la storia delle leggi razziali, della notte dei cristalli, dello sterminio degli ebrei, della irragionevolezza delle guerre che, nel ‘900, hanno distrutto intere generazioni di giovani che sono morti inutilmente per la follia di dittatori che proditoriamente si sono impossessati del potere. “Ma ho anche notato che sotto il sole al posto del diritto c’è l’iniquità e al posto della giustizia c’è l’empietà” (Qoèlet 12). “La vita con le sue guerre, scrive Schembri, toglie molto più rapidamente di quanto offra. Talora è struggente vedere come una giovane esistenza, che avrebbe potuto dare ancora tanto al mondo e alla sua bellezza, si sia spenta per ragioni attribuibili al destino, alla stupidità degli uomini, alla sconsideratezza…” E nel secolo passato è prevalsa l’empietà, il buio del cervello, la follia e il mondo è diventato una torre di babele di cui bisogna tenere vivo il ricordo perché certe nefandezze non si ripetano più.

La guerra assassina complica le vite dei personaggi che sono costretti a vivere in diversi continenti per cui si intrecciano storie che si vivono in Europa, in America, in Australia ed è veramente sorprendente come l’autore alla fine riesca a sistemare tutti i tasselli del puzzle e a celebrare una specie di pace del mondo nella bella e dolce Taormina.

“Va ringraziato, conclude Schembri, il creato per le bizzarre avventure scelte al fine di far incontrare spiriti tanto diversi, destinati a mondi distinti e a differenti generazioni. La generazione perduta della Grande guerra e la generazione X del crollo del muro sono ennesime gocce d’acqua nei fiumi che, sotto il sole dell’Ecllesiaste, raggiungono un oceano incolmabile, palingenetico, in un loop antico di cui gli ‘anelli’ elettronici sono solo una blanda scimmiottatura. Tutto è stato radunato qui, simbolicamente questa notte…A me è capitato di essere qui, a Taormina, stanotte”. Tutti i cerchi delle vite dei personaggi si ricongiungono dopo incontri strani e inaspettati, morti opportune, ritrovamenti dovuti, drammi terribili che sono stati i drammi di una umanità intera di un secolo che sarà ricordato come il secolo buio.

E la serenità ritorna su questa terra. Verrebbe da dire tutti vissero felice e contenti. Ma non è così perché c’è chi paga prezzi altissimi al teatro della vita, c’è chi si deve accontentare di poco, chi muore senza essere riscaldato dal sole.

E con Qoèlet diciamo: “ Quale utilità ricava l’uomo di tutto l’affanno per cui fatica sotto il sole?…”

“…Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo: E’ questa un’occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino. Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento”

E Schembri ci ha raccontato ciò che ha visto per capire il mondo.

GRIGWNTO, L’ 3.2.2020

Gaspare Agnello