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CARLO LIZZANI

IL MIO LUNGO VIAGGIO NEL SECOLO BREVE

Edizione Einaudi

Abbiamo letto il libro Terra matta del semi analfabeta Salvatore Rabìto e abbiamo fatto una lunga cavalcata in tutto il XX secolo passando dalle EBICHE cattive alle belle EBICHE del Boom economico, oggi, con le debite proporzioni e da posizioni diverse e più colte, il grande regista Carlo Lizzani ci fa fare una cavalcata diversa ma struggente nello stesso secolo con il suo libro “Il mio lungo viaggio nel secolo breve” Edizioni Einaudi .

Evidentemente il libro di Rabìto parte proprio dall’inizio del secolo mentre Lizzani parte dalla sua prima esperienza culturale e politica militando nel Partito fascista come tantissimi giovani che, in quel tempo furono catturati dal sogno del diciannovismo e dalle teorie sociali che prevedevano l’attuazione di una riforma borghese che ancora in Italia non era stata attuata.

Del resto lo stesso Lizzani nel suo meraviglioso parla di come fu attratto da molte riforme positive del primo fascismo che poi si trasformò in quel mostro che tutti conosciamo e che portò molti giovani fascisti, tra essi Pietro Ingrao, ad approdare alla sponda comunista per accarezzare un altro sogno che si infranse , dopo settanta anni, a Berlino con il crollo del muro.

Lizzani nel suo libro descrive in maniera magistrale questo passaggio e ci fa comprendere come alcuni giovani che partecipavano al Cineguf già operavano la fronda nei confronti dell’establissement fascista e da questa fronda incominciarono a nascere nuclei di antifascisti che approdarono alla Resistenza e al neorealismo che, paradosso della storia, trae linfa anche da quelle esperienze dei Guf.

E’ da dire che nulla si crea e nulla si distrugge e che la storia non va a salti ma è uno svolgersi lento su un filo ben preciso, anche se molto spesso viene scossa da eventi drammatici che ne mutano il corso regolare.

E la seconda guerra mondiale è stato l’evento traumatico che più di tutti ha cambiato tutto il corso della storia del mondo. E forse non poteva essere diversamente.

Lizzani nel suo libro ci conduce dai Guf al neorealismo e ci fa conoscere un mondo che caratterizzò, in senso positivo, tutta la cultura e la cinematografia della seconda metà del novecento.

La pietra miliare di questa rivoluzione culturale è rappresentata, secondo Lizzani, dal film OSSESSIONE di Luchino Visconti e poi La terra Trema dello stesso Visconti, Germania Zero di Rossellini, Ladri di biciclette di De Sica, I bambini ci guardano dello stesso De Sica, Roma città aperta di Rossellini e così via.

Il libro, o meglio l’autobiografia dell’intellettuale Lizzani si svolge su tre ambiti: quello sentimentale o della vita privata, quello del cinema e quindi della cultura e quindi quello della politica nel senso di scelta ideologica.

Sul fronte delle scelte personali e di vita di Lizzani troviamo una storia che sembra comune e che assomiglia alla storia di noi miseri mortali, rifiutando i clichet degli uomini dello spettacolo che li vuole cacciatori di donne e personaggi senza famiglia.

Lizzani invece incontra nel 1947 sul set di Germania Zero una ragazza “carina e intelligente”.

“Nel buio di quel sinistro paesaggio della Berlino del dopoguerra, Edith è per me una luce che non solo illumina il cuore, ma riesce a parlarmi dell’altra Germania, quella che, insieme al ricordo della repubblica di Weimar, evoca la grande stagione artistica degli anni venti. Già dal primo incontro, in uno stentato inglese, e con qualche parola di tedesco, troviamo un terreno comune di dialogo e di intesa: Thomas Mann, Kafka, l’Espressionismo, la grande pittura del novecento.

Durante le riprese di Germania anno zero, Edith viene qualche volta a trovarmi sul set. Rossellini la nota, si rammarica di non averla incontrata prima, durante le scelte per il cast e si meravigli che io ancora non abbia deciso di sposarla. “ E’ bellissima. E si vede subito che è una ragazza dei nostri.”

Edith ebbe il visto per entrare in Italia e divenne la Ditha di Carlo Lizzani che ancora dopo sessanta anni si appresta a festeggiare quest’anno le nozze di diamante con la sua Ditha con la quale ha costruito stabilmente la sua famiglia.

L’altra faccia del libro è quella della cinematografia che si intreccia con le vicende politiche del nostro paese che coinvolgono direttamente le scelte di Lizzani.

Il libro ci conduce in un mondo mitologico, dove i protagonisti sono eroi omerici e ci fa conoscere un uomo che ha percorso in lungo e in largo il mondo per raccontarlo a noi e per capirlo.

E la produzione filmica di Lizzani è monumentale e spazia in tutte le direzioni ma soprattutto ci attrae il suo continuo contatto con il mondo letterario italiano. Infatti porta sullo schermo Cronache di poveri amanti di Pratolini, La vita agra di Bianciardi, Fontamara di Silone,, Un’Isola di Giorgio Amendola e poi tanti film e documentari che ci fanno conoscere un mondo nuovo che usciva dal fascismo per costruire una nuova società che Lizzani voleva di eguali, più giusta, più a misura d’uomo.

La militanza comunista lo segna nel bene e nel male e gli fa pagare prezzi molto salati nel mondo della sua professione.

Ma Lizzani è un grande regista, un uomo di formazione culturale solida e quindi le discriminazioni e le censure non riusciranno ad abbatterlo.

Semmai lo abbatterà la scoperta che i sogni muoiono sotto i muri che cadono, che le ideologie ci hanno ammorbato e che bisogna trovare altre vie per rendere il mondo più giusto.

“Se Dio è morto, neanche io sto troppo bene” dice Woody Allen, se i muri cadono ci seppelliscono, ma “Je ne regrette rien” dice Lizzani e continua a dire “que il est possibile que le soleil s’elève ancore”

E questo anche se per noi c’è davanti la fuga VERSUS….Chissà forse verso l’assoluto.

Agrigento,lì 27.9.2007

gaspareagnello@virgilio.it