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Simonetta Agnello Hornby presenta “La Monaca”. Lunedì 8 Novembre ’10 h.17 al Palazzo Ducale (di fronte il Duomo vedi mappa) di Palma di Montechiaro (AG).  Io Gaspare Agnello svolgerò l’introduzione. Le letture saranno curate da Lia Rocco. Potete Scaricare  laLocandina (.Pdf) . Aderisci all’ Evento su Facebook. “La Monaca”, nonostante non abbia avuto grande promozione a livello nazionale,  è già nella Top List fra i più venduti in Italia: libreriauniversitariaIBSeditoria.insw.net

La Mia Relazione Introduttiva

Parlare della scrittrice Simonetta Agnello è una impresa molto difficile perché la Agnello è una donna diversa dalle altre, con connotati tutti particolari e con una vita molto complessa. E’ nata a Palermo, è cresciuta nella tenuta di Villaggio Mosè, ha ascendenti molto solidi a Canicattì, i suoi hanno origine a Siculiana, ha studiato a Palermo, città alla quale si sente molto legata, è stata in Africa  e in America, vive a Londra, dove ha la famiglia e, benché una proibizione medica, si ritrova continuamente sull’aereo Londra Palermo e viceversa perché a Londra la reclamano i suoi clienti che sono minori e immigrati e in Italia la reclamiamo gli amanti della letteratura che la vorremmo sempre presente per illustrarci i suoi libri di scrittrice “sui generis” “non catalogabile”, scrittrice quasi per caso come ama dire lei; perché “La Mennulara” è nata come in un film, in un aeroporto, nell’attesa di un aereo che ritardava.

Però forse la Mennulara covava nella sua mente da tanti anni, forse viveva nel suo subconscio ricordandole un mondo antico. Dopo la Mennulara l’avvocatessa scrittrice ci riprova e rispolvera suoi ricordi di famiglia, una novella di Pirandello e cerca di fare giustizia a “La zia Marchesa” di cui tutti parlano male nella sua famiglia.

Simonetta ormai ci ha preso  gusto, si è creato un mondo di lettori che ogni anno aspetta i suoi libri ed ecco “Boccamurata”. Poi tra un volo e l’altro ci riporta a Londra e al suo mestiere di avvocato dei minori con “Vento scomposto”, quindi ancora l’Inghilterra con “Camera oscura” in cui c’è un grande artista della fotografia ma anche minori che l’Avvocatessa ritiene essere stati violentati almeno sul piano psicologico e questo piccolo volume noi lo abbiamo definito un piccolo gioiello dove la scrittrice raggiunge uno stile veramente perfetto e molto elegante anche se si è lasciata sfuggire  due battute del tipico siciliano puntuto della Simonetta Agnello.

Ormai “non c’è via di ritorno dalla scrittura”, come dice la stessa Simonetta.

L’Inghilterra le impedisce di usare i proverbi siciliani, le battute in vernacolo che assumono un sapore e un senso diverso nella bocca di una nobildonna.

Gaspare Agnello & Simonetta Agnello ad Agrigento 11.Ago.'10 per il libro "Camera Oscura"

Agata è innamorata da Giacomo Lepre, ricchissimo borghese, ma la famiglia di questi, non vuole questo matrimonio perché  non si accontenta di una moglie nobile e senza dote. Vogliono dare a Giacomo una ereditiera.

Donna Gesuela, la marescialla Padellani, si rende conto della difficoltà di superare questi ostacoli e prevede per la figlia Agata la via del monastero. Del resto il Cardinale di Napoli è un Padellani, la Badessa e la Priora del convento più importante di Napoli San Giorgio Stilita sono due sorelle del Maresciallo Padellani e quindi tutto torna.

Agata è riluttante è una giovane che ama la vita, che vuole sposarsi, avere figli e che spera di potere sposare il suo Giacomo che le promette amore.

Ed ecco che Simonetta ritorna alla sua Sicilia anzi fa di più, al Regno delle due Sicilie per raccontarci con il libro “La monaca”, edito da Feltrinelli, la storia di una ragazza tosta e volitiva, nata in una famiglia di antico lignaggio  che si trova in gravi difficoltà economiche.

Ora dobbiamo dire che se è difficile parlare di Simonetta Agnello è ancora più difficile parlare di questo libro perché le tematiche in esso trattate sono varie ed infinite: si racconta la storia di Agata ma la scrittrice deve contestualizzare la storia nel tempo e nei luoghi in cui si svolge.

Prima però di entrare nel libro dobbiamo far notare a coloro che lo avranno tra le mani che la copertina del grande pittore siciliano Piero Guccione, che riproduce un quadro dal titolo “Mare verticale”, è un capolavoro che predispone bene alla lettura. L’incontro di Simonetta Agnello con Piero Guccione rappresenta di per sé un evento culturale molto importante per la cultura siciliana.

Detto ciò che ci sembrava doveroso diciamo che  il romanzo “La Monaca” ci conduce negli anni trenta e quaranta del 1800.  Agata appartiene alla famiglia Padellani che è una delle più rappresentative nel capoluogo delle due Sicilie e la scrittrice, con tocchi veramente magici, ci sa descrivere la vita della corte napoletana, le feste, i movimenti insurrezionali di cui si ha sentore anche negli ambienti nobiliari dove si trovano annidati carbonari o affiliati alla Giovane Italia e a tal proposito è da dire che si potrebbe fare un grosso studio sui riferimenti alle lotte risorgimentale che nel libro sono moltissimi e significativi.

Il Maresciallo Padellani che, pur vecchio, aveva sposato una ragazzina Donna Gesuela, viene trasferito a Messina, la Nobile, e qui ancora la scrittrice ci parla dei drammi subiti da questa città nel 1800 con terremoti ed epidemie, ci fa gustare i sontuosi ricevimenti offerti dalla Marescialla, la grande festa dell’Assunta, la pesca del pescespada e questo lo fa veramente con grande capacità narrativa.

Don Peppino Padellani, pur essendo un fedele servitore del Re, che non abbandonò neanche durante il regno di Gioacchino Murat, ormai non è nelle buone grazie della monarchia ed è costretto a vivere in ristrettezza che viene aggravata dalle feste che la moglie deve dare per apparire e cercare buoni partiti per le figlie da maritare.

Raccontare tutta la storia di Agata e i suoi drammi intimi è molto difficile perché “ “una moltitudine di tempeste” si abbattono su questa povera ragazza e ognuno la deve vivere con una lettura attenta del libro che sa prendere il lettore, anche il lettore non aduso alla lettura e  qui sta il successo editoriale di questa scrittrice che, appena pubblica un romanzo, raggiunge i primi posti nelle classifiche delle vendite.

Noi molto brevemente per parlare del romanzo diciamo che Don Peppino Padellani muore e la famiglia si trasferisce da Messina a Napoli per implorare qualche pensione alla corte.

Durante il trasporto della salma del Marescialllo e della famiglia a Napoli, Agata conosce il giovane James Garson, che avrà un ruolo molto importante nella vita della protagonista del libro.

Agata entra in San Giorgio Stilita, vive la vita del monastero, nella speranza di potere uscire e ritrovare il suo Giacomo, il quale invece sposa l’ereditiera, per cui donna Gesuela pensa di allocare la figlia Agata con un ricco possidente il Cav. D’Anna che la potrà fare ricca.

Così donna Gesuela può venire incontro al desiderio della figlia e farla uscire dal convento.

Ma quando Agata capisce il disegno della madre, si oppone a questo progetto scellerato e preferisce ritornare in convento.

La vocazione non la prende, ma  la fede è salda e ricca anzi. Agata si accorge che nel convento la regola viene calpestata in ogni modo: liti, gelosie, festini quasi erotici e  il  confessore padre  Cutolo che non disdegna di avere rapporti con le suore, un tragico aborto. Insomma Agata si trova dinanzi al dramma di donne che sono costrette a vivere contro  natura perché molte di esse si sono monacate o per costrizione o per delusione d’amore: quindi l’amore per Dio è un amore di seconda mano.

Ma qui le tempeste della vita della monachella si assommano alle tempeste rivoluzionarie che colpiscono il regno delle due Sicilie.

Agata viene mandata a Palermo dalla madre, poi, per ordine del cardinale di Napoli, arriva in un monastero non dissimile da quello di di Palma di Montechiaro e qui dobbiamo ringraziare Simonetta Agnello che si sofferma a lungo nella descrizione del monastero e quindi di Palma di Montechiaro che, come si vede dal libro, è stato certamente il modello adottato dalla scrittrice.

Ancora il Cardinale ha paura dei moti scoppiati in Sicilia, che determinano la costituzione di un Governo indipendente nel 1848, e vuole che Agata torni a Napoli. Agata spera di incontrare Garson con il quale non ha mai perso i contatti e con il quale ha vissuto a Napoli una notte d’amore.

trionfa.

“Allora è adesso che devo essere felice? Aveva affermato precedentemente Agata.

La vita conta, non la morte.

E cos’è la vita senza amore?”.

A questo punto noi critici cerchiamo i riferimenti letterari che hanno potuto ispirare l’autrice ma noi sappiamo che Simonetta Agnello non è una scrittrice catalogabile: è una che scrive quello che pensa punto e basta e non tiene conto dei riferimenti letterari. Però Simonetta non è un campo abbandonato da decenni dove non si è piantato nulla: è una donna che ha letto molto e che ha sedimentato tutto e quindi  quello che ha letto, quando scrive, viene alla luce forse anche inconsciamente.

A proposito di monache nella letteratura ricordiamo la Religieuse di Diderot, il Monastero della Sambucina del Padula, La Suora del Carrer, “Lettere di una novizia” di Guido Piovene.

La storia qui si complica, diventa bella, complicata, quasi un giallo che ognuno deve assaporare con la lettura  e vedrà come alla fine, l’amore

Ma noi subito pensiamo alla monaca di Monza di manzoniana memoria, che è una storia di trasgressione e di violenza. Gertrude è stata monacata a sei anni, e quindi accetta inconsciamente la sua condizione, solo viene sviata quando si accorge che nel suo convento ci sono ragazze che torneranno alla vita e che si sposeranno e quindi avranno figli.

Questo la convince della sua condizione “contro natura” e diventa una monaca tremenda che arriva anche al delitto e a traffici con gente poco raccomandabile. E ciò anche se poi si ha notizia del suo ritorno alla fede. E’ molto comodo peccare da giovani e pentirsi da vecchi.

Ma il riferimento di cui non si può fare a meno è il romanzo epistolare di stile  werteriano o ortisiano “Storia di una capinera” di Giovanni Verga che è una storia di repressione.

E’ un monologo epistolare di stile romantico che ci fa gustare un grande amore impossibile di una suora, Maria, per un uomo, Nino che poi aggiunge dramma al dramma poiché Nino sposerà la sorella di Lei.

Maria non può e non sa ribellarsi e romanticamente vive il suo amore raccontandolo alla sorella e alla fine morirà come una capinera chiusa in una gabbia.

E’ una storia delicata, quella del Verga, molto romantica, scritta in un italiano perfetto, nell’italiano di uno scrittore che era andato a lavare i panni in Arno, insomma di uno scrittore diverso da quello che comunemente conosciamo come scrittore verista.

Il libro del Verga e quello della Agnello hanno molti punti in comune ma noi crediamo a Simonetta la quale afferma di non aver letto  la “Storia di una capinera” o almeno di non averlo letto recentemente; ma del resto la sua Agata non è morta come una capinera ma ha trovato , nella gabbia, il varco per scappare e ritrovare l’amore.

E poi è diverso lo stile e la lingua dei due libri.

Il libro di Simonetta Agnello è un libro del terzo millennio che si confronta con la globalizzazione infatti troviamo la cultura inglese, con molte frasi in inglese, troviamo la cultura francese, troviamo una lingua italiana sciolta e molto semplice, troviamo qualche canzone napoletana ma soprattutto troviamo il dialetto siciliano puntuto che fa della Agnello una scrittrice diversa e molto divertente.

Non sembra vero ma ne la monaca per più di trenta volte La Agnello ricorre ad alcuni vocaboli siciliani che sono insostituibili ai fini di rendere perfettamente un concetto: le donne “tutte conzate” “ci vinni lu stinnicchiu”, “Li firricchiccoli”, “mischina”, “la figlia era riversa”, la bocca “sdillabrata”, “di capumatina”, “il pianto in pizzo”, tra na gugliata e l’altra”, “si sedette in pizzo”,, sbummicò”, “il nicarello”, “la carusa”, “la putia”, “i dolci del consolo”,  “rummuliavanu”, “maniava il volume”, “la monaca rifarda”.

Repubblica TV, Al 10′ l’intervista a Simonetta Agnello Hornby su “La Monaca”:

E poi non manca qualche neologismo quale REMINISCEVA” oppure “LETARGIA”.

E si badi bene a non confondere questo dialetto, necessario alla struttura del romanzo, con la parlata nel siciliano strano di Camilleri. Sono due operazioni diverse. Semmai i due sono accomunati dalle ricette che nei libri di Simonetta Agnello non mancano mai: “Agata gustò , prima della Quaresima, il baccalà migliore della sua vita cucinato al forno con un ripieno di mandorle profumato di chiodi di garofano e origano delle Madonie”..

La madre le fece trovare il suo dolce preferito, riso al cioccolato, simile alla cuccia che si prepara in dicembre, per la festa di Santa Lucia. Cotto nel latte profumato di cannella e chiodi di garofano con una noce di burro, una cucchiaiata di semola, e una di zucchero abbondante, poi coperto di crema al cioccolato con pistacchi sbucciati e tritati finissimi, da gustare tiepido , a piccole cucchiaiate.

“Il profumo di pane caldo, olio di oliva, sarde salate e origano bruciato dava vigore alle sue ginocchia logore”.

Ed infine per capire Simonetta Agnello e il libro “La monaca” dobbiamo parlare dei libri che James Garson mandava ad Agata: Il Più importante è il libro “Orgoglio e pregiudizio” di Jane Austen che certamente ha influenzato la stesura del romanzo di cui parliamo e poi Dickens, Madame de Stael, i tragici francesi e le poesie di Keats che Garson regala ad Agata dopo una notte d’amore passata insieme sulla  barca dello stesso.

Noi non vogliamo dire di più sul nuovo libro della Agnello ma concludiamo queste nostre osservazioni con quanto affermato da Agata che racchiude tutto il senso dell’opera:

LA VITA CONTA, NON LA MORTE

E COSA E’ LA VITA SENZA AMORE?

E’ l’amore trionfa.

Gaspare Agnello, 1 Novembre 2010

“La Monaca” potete acquistarlo con lo sconto del 20% sul sito della Feltrinelli. Data uscita 29.9.2010. Pagine 304, brossura.