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Discorso tenuto ai giovani liceali che hanno partecipato a Favara al convegno su  ANTONIO RUSSELLO SCRITTORE EUROPEO                                                     FAVARA 22.5.2015

antonio russello convegno 2015 5

Giovani studenti che siete venuti a Favara per onorare lo scrittore siculo-veneto Antonio Russello, voglio dirvi che oggi ho realizzato un sogno che accarezzavo da tanto tempo che è quello di avere contribuito a fare tornare Antonio Russello nella sua Favara accanto al suo Bar Italia dove lui si siedeva per scrivere: “ Tutti i miei libri li ho scritti ( e mai pubblicati, s’intende) nei bar avendo bisogno di rumore a contraltare, degli avventori che bevevano, fumavano, e giocando a carte urlavano.

Oggi abbiamo placato il desiderio di ritorno del Professore Russello che ha ambientato i suoi libri “quasi sempre nello stesso paese” “Perche non credo, come scrive lui, che i manoscritti vengano trovati in un fondo di bottiglia, non credo cioè che una vicenda possa essere indifferentemente posta in un paese come in un altro. C’è una fedeltà al di fuori della quale se l’autore si mette, rischia di essere orfano, rischia che la sua terra gli diventi matrigna. Noi ci portiamo appresso lembi di terra cielo e sangue di chi ci fece…

….ora io penso che si può essere fedeli a se stessi , solo quando l’ispirazione ci riporti sempre alla stessa terra, CI SCHIACCI SEMPRE SOTTO QUELL’URGERE DI TERRA E CIELO E SANGUE I QUALI, COME DESTINO, PERCIOSTESSO CHE CONTINUAMENTE PREMONO, VOGLIONO ESSERE PLACATI COME SPIRITI CATTIVI, CON L’EVOCARLI”.

E questo ritorno doveva essere coronato dalla presenza delle scuole superiori dell’agrigentino perché Russello, prima di tutto, era docente e aveva nella scuola il “suo vital nutrimento”. Formò diverse generazioni di giovani che gli sono grati. Mentre tenevo una conferenza a Bassano del Grappa un suo alunno si è alzato e mi ha detto: Russello mi ha fatto uomo.

E rimane professore anche nella sua narrativa dove cè il dramma della scrittura che sempre ristruttura: “La nostra lingua, scrive, ci appartiene e al tempo stesso non ci appartiene. La rifacciamo continuamente nell’usarla”. E la sua lingua è “impervia”, come lui stesso afferma “E, scrive, a 70 anni e oltre macinavo e uscivo sempre in nuovi stili e tematiche ch’io stesso n’ero stupito”. E a seguito di questo travaglio viene fuori una lingua intellettuale, graffiante, ironica, cruda, magica, barocca, colloquiale, aspra, musicale. Un linguaggio figurato, con la construtio ad sensum, i latinismi con i verbi messi alla fine della frase, le metafore, gli anacoluti, i pleonasmi, l’anafora o il cosiddetto uso della ripetizione o del raddoppiamento, l’ellissi del soggetto o del predicato, la virgola come forma di disgiunzione per mettere in rilievo i personaggi che più lo interessavano. C’è in Russello il linguaggio parlato che ci riposta al verismo verghiano.

E per concludere ecco cosa vi dice il Professore Antonio Russello attraverso il Maestro Mulè che parla a Matteo:

“I pensieri si fanno con le parole messe al posto giusto, ora i tuoi temi sono mezzi italiano e mezzi dialetto o gli manca il nerbo, questo ( mi mostrava la verga) e cioè la grammatica e la sintassi. Hai visto come costruiscono una casa? E’ lo stesso del tema. Se non ci sono gli operai-parole, la manovalanza al posto più basso che porta i massi, la calce da un punto all’altro (la scolaresca calava la testa) figlio mio, se facciamo come fai tu; se non c’è la maestranza più in alto, gli operai grammatica…e poi se non c’è al punto più alto ancora l’ingegnere sintassi che ha fatto il disegno della casa che mandiamo all’aria la lingua…

…Casa Accadrebbe se mandiamo in aria la lingua, senza capirci fra noi italiani?

Costruite bene la vostra casa e certamente volerete alto.

Grazie per questa bella manifestazione: grazie al Dr Liotta, Al Sindaco, alla Vice Presidente Valentina Piscopo ma soprattutto grazie a Carmelo Castronovo con il quale abbiamo girato tutte le scuole della provincia che oggi onorano Russello che trova la sua giusta collocazione tra i grandi della letteratura italiana.

E’ DESINO DELLE GRANDI OPERE DI PERDERSI SI, MA IL CIELO LE SALVA E LE FA ARRIVARE IN PORTO.

gaspareagnelllo