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L’ultimo libro di Matteo Collura è stato  “Sicilia.La fabbrica del mito. A distanza di due anni, esc e dalla Sicilia, e torna in libreria con un vero e proprio romanzo “La Badante” edito sempre da Longanesi.

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Collura aveva esordito come scrittore con un romanzo minimalista “Associazione indigenti” che Sciascia ha voluto premiare nella prima edizione del premio Racalmare, poi ha scritto Baltico che è una storia di zolfatari dedicato al paese del padre proveniente da Grotte, paese di minatori. Ha scritto “Qualcuno ha ucciso il generale” che è un romanzo storico e tanti altri saggi oltre alla monumentale biografia di Leonardo Sciascia e al libro sulla vita di Pirandello.

Quindi, considerando la natura degli altri libri, possiamo affermare che Collura, con questo suo lavoro, ritorna alle origini scrivendo un vero e proprio romanzo anche se questo è  tutto particolare. E’ difficile catalogarlo perché Collura racconta sì una storia bellissima, veritiera, intrigante, con molti colpi di scena che tengono sospeso il lettore fino alla fine, ma la storia non è fine a se stessa , è un pretesto per svolgere un discorso sul senso o non senso della vita, sulla modernità assurda del vivere la vita, sulla vecchiaia  e sui problemi che essa pone all’uomo. E in questo senso questo è un libro sciasciano.

Il romanzo  parla della vecchiaia,della memoria del Professore Italo Gorini che si va estinguendo, delle problematiche e della condizione di un uomo di cultura che sa che fra poco tempo “tutto sarà finito” perché il suo corpo ormai è disfatto : “ Una patologia? Be’, vediamo…” rispose il paziente (al suo medico) cominciando a contare con le dita. “La cataratta all’occhio destro, l’artrosi, la prostatite, la schiena bloccata, l’intestino pigro, i diverticoli ( con quel che ne consegue), la pressione alta, e i trigliceridi, e la debolezza di udito. Anzi quella no purtroppo…” Ci sovviene lo scrittore Antonio Russello che prevedeva la sua fine perché acciaccato da circa 20 patologie.

Tutto sarà finito per cui nel suo studio di fronte la sua sedia mette tre quadri: C’est fini di Oscar Rex, L’Attesa di Richard Oelze, e L’isola dei morti di Arnold Bocklin.

Il professore Gorini cerca di rivedere, come in un film, la sua vita in Libia a Bengasi, l’espulsione degli italiani da quel paese e il ritorno in Italia, il matrimonio con una donna benestante che gli assicura sicurezza e fortuna nella carriera universitaria, il figlio Desiderio che vive senza infamia e senza lodo stando attaccato tutto il giorno al telefonino.

E’ accudito dalla badante romena Paula, dalla cameriera Camila,, dalla sorella Maddalena, che lo controlla continuamente, dalla cognata Giorgina e dal suo medico Angelo Montalenti  con cui si intrattiene molto spesso a discutere dei problemi dell’esistenza, della malattia, della salute.

Gorini è prigioniero della sua sedia a rotelle e il suo mondo è lo spazio che può vedere dalla sua finestra. Lo affascina la luna che lui guarda intensamente ricordando il discorso della luna di Papa Giovanni XXIII a cui  aveva assistito, trovandosi a Roma e la novella di Pirandello “ Ciàula scopre la luna”.  Non poteva mancare Pirandello e i suoi zolfatari in un libro di Collura, come non poteva mancare un riferimento al grande Manzoni che è la sua stella polare.

Il giovane Italo rimaneva incantato dello spettacolo della luna come dei tramonti in certi giorni d’inverno e “sovrastato da tanta arcana bellezza, gli accadeva di piangere” e qualche volta di ‘pregare’ Queste sulla luna e sui tramonti certamente sono le pagine più intense e più belle del libro che raggiunge momenti altamente lirici.

Il professore sapeva che oltre la sua finestra, la vita continuava e volle che il figlio lo accompagnasse, in macchina, in città per vedere il mondo che viveva oltre la sua vecchiaia.

Vide la città che non ha più una sua faccia come una volta e che è uguale a tutte le altre: “Un paesaggio anonimo, come ormai tutti i borghi o le metropoli, vide i teenager tutti insieme ammassati in una piazza, intenti a fumare, volle essere portato nelle strade dove si faceva mercimonio della carne umana.

E mentre attraversava quel luogo, si ricordò di un personaggio di un romanzo che alla vista di quello spettacolo desolante gli venne di recitare il padre nostro, si ricordò di Pasolini, di Brancati.

Il Professore Gorini aveva ancora delle pulsioni che lo portavano a giustificare il marito della cognata che era andato a Parigi con una Ucraina molto più giovane di Lui.

Egli sostiene che un’esperienza di questo genere serve a dare senso alla vita di un vecchio e al figlio dice che sua moglie lo avrebbe capito. Bello questo concetto anche se è molto maschilista.

Tenta ancora l’ultima sua avventura con la badante ma quest’ultima avventura non gli riesce anche per i motivi che il lettore dovrà scoprire da solo leggendo il libro.

La vita volge verso la fine e il pensiero va verso il castello de “Il cavaliere e la morte” , verso il cancello al di là del quale non si sa cosa trovare perché, come dice anche Angelo Petix, nessuno è tornato per dircene qualche cosa.

Troveremo “la perpetuità di un inferno? Credo, dice Borges, che sia irreligioso crederci”. Origene prevedeva un inevitabile e indiscriminato perdono finale e poi ci sono le teorie di Lucrezio, di Machiavelli, di Kant che ci parlano di una morale immanente.

In fondo, però, l’universo è un insieme di galassie che noi non potremo mai capire come non potremo capire Dio, se esiste. E allora bisogna accettare le teorie di Pascal a cui fecero ricorso Sciascia e Bufalino.

Bisogna rassegnarsi. Alla fine della battaglia il gladiatore che ha steso i suoi nemici, sarà steso pure lui.

Il professore cambia i quadri del suo studio vi appende quello di Jean Leon Gerome “Pollice verso” e aspetta la sua fine nell’incoscienza della demenza senile che gli fa solamente ricordare un passato bello e vittorioso come bella è la vita.

E allora che romanzo è quello di Collura. E’ un romanzo di formazione? il rendiconto di un  uomo che si avvia a diventare vecchio?, un libro di filosofia e di letteratura sul senso della vita? Probabilmente è tutto questo ma attenzione a quelli che possono accusare l’autore di “erudizione” o di sfoggio letterario. Questo lo pensa Maddalena quando “ si sottrasse a quella che considerò una capricciosa minaccia d’indottrinamento fuori  orario”

No, quello di Collura non è “ una minaccia di indottrinamento fuori orario” è la summa della vita che è una vita di libri: “ho imparato più da quel mondo di carta….che dai professori miei colleghi”, dice Gorini e ancora “…si può avere idea del carattere di una persona, del suo mondo, se si conoscono i libri che legge” E’ Collura si è abbeverato alla grande letteratura di tutti i tempi e a un punto importante della sua vita ha voluto trarre le somme per capire chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Tira le somme della sua vita, della nostra vita e le conclusioni o meglio i dubbi, le incertezze o le certezze sono quelle di tutti noi che dobbiamo leggere questo libro di altissimo livello culturale e umano per amare di più la vita che, in fondo, è bella e va vissuta tutta intera prima che la memoria venga resettata da un male terribile quale l’alzheimer che si espande a vista d’occhio come a volere cancellare la memoria a cui Sciascia era fortemente attaccato.

Agrigento, l’ì 2.4.2015