(articolo letto 761 volte)

La poesia ERA FARSI, sta alla base della concezione di vita di Margherita.

La vita vista come processo di formazione e costruzione , rappresentata dall’ossimoro del titolo ( Era (passato) Farsi (futuro) )  e, pittoricamente, dalla forma del cranio “ una farfalla”.

La stessa poetessa , nell’intervista riportata nel libro , dice che in queste due parole c’è la potenza dell’immagine del processo di costruzione della vita come continuità tra passato e futuro.

Due parole quindi che, in modo scarno ed essenziale, ci fanno capire che tutti gli individui sono in fieri : “ era farsi  “ il fratello , “sono farsi” i bambini di cui lei si prende cura ed è nel momento in cui medico e poetessa si incontrano che nasce la singolare e unica poesia .

“Potevo aspettare ancora “ è la frase che un bambino su cui stava lavorando come medico , Margherita Rimi, in un progetto sull’attesa, ha detto quando la stessa si è scusata per il ritardo.

Margherita era felice, aveva raggiunto lo scopo :il bambino aveva capito.

rimi-la-civiltc3a0-dei-bambini

 

Questo episodio è la chiarificazione del titolo del libro (La civiltà dei bambini) e del contenuto delle sue poesie,perché è proprio dai bambini che la poetessa trae ispirazione e, con il linguaggio tipico dell’immagine fotografica, da’ vita ai numerosi primi piani con modulazioni espressive  concrete ma molto raffinate.

Dalle poesie LE VOCI DEI BAMBINI, risulta evidente la presenza del mondo di quei bambini che, secondo il senso comune, sono “diversi “, e questo non porta la poetessa  al “pietismo” ma a capire il loro mondo ed a trovare nelle loro parole l’ispirazione poetica perché quelle parole , magari alterate per la patologia , sono poeticissime per la sonorità che hanno.

I suoi bambini certamente non si esprimono con il linguaggio istituzionalizzato (dice in cin-cin-tura: i bambini che non hanno lingua) ma con parole che evocano suoni e  suscitano riflessioni .

La parola cin-cin-tura certamente è più poetica di “cintura” perché è come se si arrotolasse su se stessa, come a formare il cerchio: la parola sillabata “curva se stessa e ci porta alla riflessione “.

Anche noi, dunque, dobbiamo “ curvarci “ e rifare tutto intorno senza aspettare il discorso logopedico .

La poesia è un invito a capire quel mondo che certamente non esclude l’intervento logopedico ma che ha bisogno di una realtà che si “curvi” su di loro per creare delle condizioni di vita migliori aiutando così il medico.

E’ stato detto che la poesia di Margherita Rimi sia difficile.

Difficile si, perché ha come oggetto la realtà e soprattutto il mondo o meglio la civiltà dei bambini , e tutte e due sono difficili da sondare ma non per questo inconoscibili , basta osservare e ascoltare.

E’ la concezione di poeta e di poesia che è diversa .

Cosa si intende comunemente per poesia ? Sfogo  dell’anima  e  centralità dell’ego, mentre la Rimi,con una commistione di termini e parole, da’ voce ai bambini.

Questo, pero’, non è da confondere con la poetica del fanciullino di Pascoli che rappresenta la capacità di cogliere l’irrazionale, il privilegiare il sogno rispetto al vero, la distrazione rispetto alla logica.

Nella Rimi si nota un certo positivismo che chiamerei in fieri e ci puo’far dire che,nel panorama della poesia moderna, la nostra poetessa è fuori dal “coro”.

Dice Jacopo Grosser in un saggio intitolato “Poetiche del XXI secolo”, rifacendosi ad uno studio sulla poesia moderna di Guido Mazzoni :” La poesia moderna è il genere letterario che più incarna la componente narcisistica dell’individualismo moderno, ed è anche un gigantesco sintomo storico perché una parte della cultura contemporanea da per scontato che si possa dire una verità universale chiudendosi in se .Ciò significa che il rapporto con gli altri e lo scorrere del tempo non siano essenziali alla comprensione della realtà “.

Nella poesia moderna dunque sembra che ci sia assenza di relazionalità o conseguente mancanza di presa surreale della parola poetica.

Nella Rimi invece c’è una capacità di porsi in relazione autentica con l’altro da se e di saper cogliere una realtà in fieri attraverso un linguaggio concreto, scarno ma efficace, e, come dice Giovanna Cara in un suo saggio, la parola narrativa non è solo testo ma anche metatesto e riflessione in un complicato gioco di specchi.

Recensione di Angela Megna Presidente CIAK Donna