(articolo letto 827 volte)

COVER_La notizia diventa_0

I nuovi avveniristici mezzi di informazione hanno certamente cambiato il modo di fare giornalismo e, in molti casi, hanno messo in crisi la stessa professione del giornalismo.

Molti giornali sono stati costretti a chiudere e le stesse televisioni locali sono in profonda crisi, anche per altre ragioni di natura economica.

Oggi la notizia arriva immediatamente via Web senza nessuna intermediazione e viene bruciata velocemente.

Giuseppe Di Fazio, consumato giornalista del giornale “La Sicilia”, ha osservato questi nuovi fenomeni e  ha scritto un utilissimo libro “La notizia diventa storia” edito da Domenico Sanfilippo editore.

Di Fazio si accorge che le notizie oggi diventano ‘coriandoli gettati al vento’ che li porta via e in un minuto li fa scomparire ed ecco allora che il giornalista deve cambiare pelle e diventare, come dice Camus ‘lo storico del momento’.

La notizia si presenta tradizionalmente sui media senza profondità e senza durata e appunto per questo i giornali tradizionali devono rimodulare  i propri metodi di lavoro: ‘la notizia e i suoi sviluppi vanno subito diffusi attraverso i canali informativi on-line mentre il giornale cartaceo si riserva sempre più il compito dell’approfondimento, delle inchieste, dei commenti’.

Il giornalista deve sempre partire dalla notizia: deve vedere e raccontare; ma ‘approfondendo un semplice particolare ora mettendo insieme gli avvenimenti, quasi fossero tessere di un mosaico, può arrivare a delineare un quadro d’insieme, può connettere il fatto con il suo contesto, se non addirittura con la storia’.

Giuseppe Di Fazio, riporta un concetto di Jean Lacouture che dice: ‘Il giornalista sballottato dal capriccio dell’avvenimento resta tuttavia candidato all’operazione storica, quando oltre a essere testimone, attore, mediatore, promotore od osservatore introduce nella sua ricerca una volontà razionale di collocare, di ordinare queste sequenze e di riferirle a un significato più o meno problematico’.

Di Fazio cita come la notizia di Muhammad Bouazizi che si dà fuoco a Sidi Bouzid, perché vessato dalla polizia locale, suscita un fuoco in tutti i paesi del Nord Africa che mettono in atto una rivolta capace di cambiare il corso della storia.

Certo la morte di Bouazizi è la causa occasionale per fare scoppiare una rivolta che già covava però è la diffusione della notizia e il rilievo che ne dà la stampa internazionale che serve ad accendere la miccia di una grande rivolta. Sicuramente il web, in questo caso, ha avuto un ruolo di amplificazione del fatto. Quando web e stampa interagiscono ecco che la notizia può diventare detonatore.

E ancora Di Fazio cita Quirico per dire quale deve essere oggi il ruolo del giornalista. Domenico Quirico entra dentro la notizia, si reca nei luoghi dei fatti, li osserva e li studia dal di dentro e diventa quindi testimone e storico. Questo è un tipo di giornalismo eroico che non tutti possono praticare però Di Fazio ci vuol dire che oggi il giornalista non può limitarsi a raccontare il fatto perché altrimenti è destinato a scomparire dalla lista delle professioni.

Il giornalista si deve rendere conto che quello che lui scrive diventa ‘fonte’ per gli storici futuri che non possono e non devono essere sviati dalla realtà.

‘La strada maestra del giornalismo, dice Di Fazio, è l’osservazione della realtà, il vero eroe del tempo delle mode culturali è chi riesce a dire che l’erba è verde e gli uccelli cantano a primavera’.

Gli archivi da “La Sicilia” e del “Corriere della Sera” sono stati aperti al pubblico che li può esaminare per capire quello che è avvenuto, per esempio, in Sicilia.

Il separatismo, Giuliano, l’autonomia, la mafia, tutto è negli archivi dei giornali cartacei che, appunto, fanno storia e da questi archivi vengono fuori i giganti del vecchio giornalismo e di personaggi come Sturzo, Sciascia, Alfio Russo, Montanelli, Giuseppe Gennaro, Antonio Prestinenza.

Se tutto dovesse vivere solamente nel web, le notizie diventerebbero coriandoli dispersi dal vento e il mondo resterebbe senza storia.

Un giorno parlando con Sciascia abbiamo detto che forse il libro cartaceo sarebbe stato soppiantato dal computer e Sciascia ci rispose che il libro cartaceo non sarebbe mai morto. Così noi pensiamo che la notizia e la storia della nostra vita devono restare scritte in un luogo destinato a durare.

Il libro di Giuseppe Di Fazio ci ha fatto riflettere e noi lo riteniamo assolutamente utile e prezioso per capire il senso della storia che deve sapere raccontare quello che è stato.

Agrigento, lì 25.7.2016

Gaspare Agnello