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Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini e, a ricordarlo, con il libro ‘Caro Pier Paolo’ edito da Neri Pozza,  è Dacia Maraini, una delle sue più grandi amiche con la quale visse momenti grandi e significativi della sua vita.

Il libro mi ha particolarmente interessato perché anch’io, nel 2021, ho voluto ricordare il mio amico Leonardo Sciascia nel centenario della nascita con il libro “La terrazza della Noce” con il quale ho raccontato l’avventura del premio letterario Racalmare che Sciascia ha presieduto per cinque edizioni riunendo attorno a sé un mondo letterario di fine novecento, un mondo diverso da quello che orbitava attorno a Moravia, Maraini, Pasolini, Morante.

Due mondi che si sono scontrati alla prima edizione del premio Brancati di Zafferana Etnea nel 1968.

La Maraini, con il suo struggente libro, ‘apre la scatola dei ricordi, per incamminarsi in quel misterioso sentiero in mezzo ai boschi dei ricordi’ e inizia un dialogo epistolare con l’amico morto narrandoci la vita privata e letteraria di uno degli uomini più significativi del secondo novecento. Ci fa conoscere il poeta, lo scrittore, il regista cinematografico ma soprattutto l’uomo che visse il dramma della diversità in tempi in cui l’omosessualità era considerata una perversione se non addirittura una malattia.

Ha vissuto amori femminili con donne straordinarie come Elsa Morante, Maria Callas, Laura Betti. Però non volle congiungersi carnalmente a una donna perché sosteneva, che fare l’amore con una donna, sarebbe stato come farlo con la propria madre.

Insomma in tutte le donne vedeva la propria madre nei confronti della quale nutrì sentimenti di amore infinito.

“Mia madre era come Socrate per me. Aveva e ha una visione del mondo certamente idealistica e idealizzata. Lei crede veramente nell’idealismo, nella carità, nella pietà, nella generosità. E io ho assorbito tutto questo, in maniera quasi patologica”.

Nella supplica a mia madre, scrive:

“Ho infinita fame

D’amore, dell’amore dei corpi senza anima.

Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu

Sei mia madre e il tuo amore è la mia

Schiavitù.

…Ti supplico, ah, ti supplico non volere

Morire

Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile..”

Un uomo fragile, Pasolini; un uomo tormentato:

“Da tempo sento più forte il rimpianto del ventre materno.

…Il ventre materno forse è il vero paradiso da cui la nostra smania di conoscenza e libertà ci ha strappati via”

dacia maraini e pasolini

Questo amore per la mamma lo portava a considerare sacrilegio l’accoppiarsi a un corpo femminile per cui il suo mondo è fatto di corpi maschili dominanti, e che solo il loro desiderio ha una legittimità riconosciuta.

Tutto questo era considerato un fatto di depravazione mentre per Pasolini era una necessità dello spirito ed ecco quindi il suo infierire contro una società che si scandalizzava della sua omosessualità e non si scandalizzava della corruzione di cui era pervasa la vita politica che era caratterizzata da ruberie, uccisioni, stragi di Stato di cui non si è venuto mai a capo.

Io so chi ha ordinato le stragi in Italia, so nomi e cognomi ma non posso renderli pubblici perché non ho le prove.

La Maraini mette in rilievo nel suo libro l’amore di Pasolini per la società contadina e il disprezzo della società borghese che ha distrutto vecchi valori.

Il capitalismo ha ucciso l’uomo e lo ha reso strumento del consumismo organizzato dai potentati economici.

Scrive la Maraini “Tu eri affascinato dalla capacità visionaria del mondo contadino pre romantico…un mondo contadino genuino e fantasioso, sincero e sensuale della cui morte accusavi ferocemente la borghesia, piccola o grande che fosse.

E per questo Pasolini amò l’Africa dove si è recato molto spesso con la Maraini e la Callas anche per trovare l’ambientazione dei suoi film.

Gran parte del libro di cui scriviamo, descrive i viaggi in Africa.

Scrive l’Autrice: “ Hai sempre avuto una predilezione per gli ambienti non lavorati, non controllati, non dominati, non ricostruiti, non assoggettati. E questo fa capire il tuo carattere profondamente ribelle e anticonformista. Anche se, come scrivi in una lettera a Elsa, ‘sono sempre stato appartato, confuso e smarrito’. Era evidente il tuo volerti sottrarre a ogni ordine precostituito, a ogni progetto di formazione collettiva e razionale. Questa predilezione fa anche capire il tuo amore per i Paesi più arcaici e poveri come l’India, lo Yemen, l’Africa. Fuggivi gli itinerari turistici, i grandi alberghi internazionali, le strade asfaltate in cui si muovevano i turisti in automobili robuste e bene attrezzate…”.

Dal libro della Maraini viene fori il grande poeta, il suo amore per Gramsci, la passione per il cinema. Un uomo profondamente angosciato perché considerava il suo eros colpevole, la sua vocazione omosessuale come illecita perché nel profondo, dice Roberto Pazzi, eri più cattolico di uno che si è fatto prete.

Pasolini è stato un uomo che visse con difficoltà il suo tempo, un uomo che contraddisse, che attacco il potere in maniera aspra con le sue lettere luterane e la Maraini ce lo consegna in tutta la sua nudità senza nulla nascondere.

Un uomo che capì anche le contraddizioni del suo tempo e non ebbe paura di schierarsi con i poliziotti che venivano aggrediti dai figli della borghesia che protestavano violentemente a Valle Giulia a favore di una società più giusta.

Pasolini capiva i poliziotti:

“Perché i poliziotti sono figli di poveri.

Vengono da periferie contadine o urbane

Che siano.

Quanto a me, conosco assai bene

Il loro modo di essere stati bambini e ragazzi,

le preziose mille lire, il padre rimasto

ragazzo anche lui

a causa della miseria,…

…i ragazzi poliziotti

che voi per sacro teppismo(di eletta

tradizione risorgimentale)

di figli di papà, avete bastonato,

appartengono all’altra classe sociale”.

Questa presa di posizione allora fece rumore ma noi oggi diciamo che Pasolini vedeva giusto e non si lasciava prendere la mano dei luoghi comuni.

A questo punto dobbiamo dire che molti della mia generazione abbiamo storto il muso nei confronti di quel Pasolini che andava in cerca di ragazzi nelle borgate romane e per alcuni suoi eccessi nella cinematografia e anche nella narrativa. Credo che anche Sciascia si tenne lontano dall’ultimo Pasolini, facendone ammenda dopo la sua morte.

Il libro della Maraini ci conferma che Pasolini è stato un grande poeta, un grande cineasta, un grande sociologo, un uomo profondamente religioso e, perché no, di una grande moralità fino al punto da considerare peccato ciò che oggi viene accettato dalla nostra società.

La Maraini ci consegna un uomo pieno di angosce che cercava Dio nelle borgate romane e lo spaccato di un mondo letterario del secondo novecento che dobbiamo conoscere per capire chi siamo.

Agrigento, lì 8.5.2022

Gaspare Agnello