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Premio Letterario Racalmare 2007. MOSTRA DELLE ACQUEFORTI DI PINO DI SILVESTRO
Dal Sorriso allo Spasimo” “La storia e la metafora di Vincenzo Consolo”.
Gentili Signore e Signori, la serata che oggi noi stiamo vivendo forse sarà una delle più memorabili di tutte le edizioni di questo meraviglioso premio che resterà nella storia della letteratura italiana per avere avuto come presidente i tre maggiori e più significativi scrittori siciliani del secondo novecento, Sciascia, Bufalino, Consolo che, nel nome di questa tradizione, si sacrifica e continua a venire in questo paese “vicino a Racalmuto, come diceva Sciascia, come in un pellegrinaggio della memoria.

Consolo è un uomo che, attraverso la sua letteratura, la sua arte poetica, ha evocato il mondo dei miti, la Sicilia dura e drammatica dei contadini, i pupi che, come ombre provvisorie, si aggirano tra le trazzere impervie e insicure solcate da avventurosi visitatori venuti dal freddo nord per gustare la graecia, la culla di una civiltà che amiamo e neghiamo.

Consolo ha cantato la luce che nasce a Siracusa e tutte le sue “Lucia” sono simbolo appunto della luce che illumina il nostro duro percorso.

E a Siracusa Consolo ha trovato un cantore, Pino Di Silvestro che, con la sua arte, dà vita e voce ai personaggi de “Il sorriso dell’ignoto marinaio”, de “L’ulivo e l’olivastro”, de “Lo spasimo”, attraverso le acqueforti che ci parlano con la loro bellezza e con i loro profondi significati.

Di Silvestro, come dice il buon Gesualdo Bufalino, intreccia, scrittura e segno, segno e sogno e in queste acqueforti appunto si fondono i segni della scrittura di Consolo con i segni del grafico Di Silvestro, i sogni di ambedue gli artisti.

Di Silvestro, un artista come pochi ce ne sono, che pratica un’arte difficile e che, molto spesso, non viene compresa e che quindi “non dà pane”, è nato a Siracusa, ha studiato in Germania, divenendo un valente studioso di cose di Germania. Ha al suo attivo una produzione grafica di grandissimo valore artistico, ma essendo artista nel senso pieno si è espresso, oltre che con la grafica, anche con la letteratura e con il suo libro “La fuga la sosta” – Caravaggio a Siracusa- ha vinto la XVI edizione del Premio Racalmare. E’ ritornato al romanzo con il libro “L’ora delle vipere” edito da Baldini e Castaldi proprio in questo 2007 .

Io non so dire quali differenze esistono tra le opere di grafica e le opere letterarie di Di Silvestro perché nelle grafiche c’è la parola, c’è il racconto, c’è tutto il mondo poetico che Pino Di Silvestro ci vuole raccontare, nei libri ci sono i quadri, i bozzetti, la natura disegnata come con le acqueforti , le xilografie. Gli aromi sono poi in tutte le opere di Pino di Silvestro e si possono annusare.

Quadri e libri allora sono la stessa cosa, cantano la poesia con modi espressivi diversi.

Del resto Di Silvestro viene dal mondo greco e specificatamente da Siracusa e questo è un certificato sicuro.

Konrad Helbig scrive: “Pino Di Silvestro è siciliano e già questo, in Italia, sottintende a priori una caratterizzazione ricca di molte luci e di molte ombre. La Sicilia, il profondo Sud, i Meridionali e il mezzogiorno: di queste cose se ne può pensare e parlare con punte di esaltazione e di disprezzo. La grande Isola, al centro del mondo mediterraneo, con la sua enorme storia e con i suoi enormi, grandi problemi sociali, si riflette, ancora oggi fin nell’ultimo emigrante- tanto più essa si riflette sull’artista, su cui tali problemi appaiono concentrati come da specchi ustori. Un unico e non superficiale esame della grafica qui esposta sarebbe già capace di far trapelare quanto forte e peculiare sia l’influsso di sicilianità, continuamente plasmata, nell’Oeuvre di Pino Di Silvestro- più forte e più peculiare di qualunque componente sociale di un artista tedesco di questa generazione.

La città natale di Pino di Silvestro è Siracusa.” E questo già dice abbastanza sulla personalità del nostro incisore che opera in un piccolo garage di un appartamento moderno ed alienante situato sopra la Neapolis, “dove, come dice Helbig, costruisce i suoi attrezzi, secondo il codice del XVII secolo, monta il suo torchio, fabbrica i suoi pezzi originali per stampare, istalla la sua officina e non riposa fino a quando, con le proprie mani non ha completato, fino all’ultima manipolazione il processo di stampa.

Un piccolo garage di pochi metri quadrati per produrre arte a futura memoria. Certo, dice Bufalino, occorre una minima dose di lieta demenza per praticare l’incisione. “Chi dipinge o scolpisce,

Continua Bufalino, ha davanti a sé un corpo nemico da vincere, la tela bianca, il blocco di marmo; ma l’incisore, che con uno strumento aguzzo semina di impercettibili segni il rame, il legno, la pietra, è come se combattesse col vento, e gli abbisognano una mano paziente, una vista aquilina, uno scrupolo d’orologiaio per potere uscire vivo da un’impresa di così ostinato, meticoloso e crudele rigore. Alle quali può dedicarsi dunque solo chi abbia nel proprio sangue una goccia o due di follia”: Pino Di Silvestro, appunto.

E nelle sue opere, scrive Salvatore Addamo, “c’è l’oscuro. Esso non è fuori dal mondo, ma l’altra faccia di questo. E’ l’inquietaggine d’essere; o il grido nella giungla; il terrore e l’incubo. E’ il satiro che ogni tanto Di Silvestro profila, lo rende incombente e appartato; il dentro il luogo del desiderio e dell’ansia. Spirito apollineo e spirito dionisiaco s’intrecciano, ciascuno come necessario risvolto dell’altro, questa lotta a morte di cui l’opera diventa teatro e scena”.

E noi vogliamo concludere queste nostre brevi considerazioni sull’arte di Pino di Silvestro con quanto egli scrisse nell’estate del 1980 e che possiamo leggere in un suo catalogo pubblicato a cura di Enzo Sciardelli nel 1986 in occasione delle mostre di Offenbach e di Milano:

“posso concludere, senza rimpianti, che ogni mia aspirazione, sorta spontanea e timida, come profumato fiore di muro, non solo non trovò mai il terreno adatto in questa infera contrada, ma fu avversata dalle superiori e supreme spinte del buon senso comune; procacciarsi l’indispensabile, al dignitoso vivere seguendo studi dalle applicazioni sicure. L’arte rappresentava e rappresenta ancora un tremendo incerto per chiunque. I pochi che arrivano non possono chiamarsi fortunati, ma unici. Di questo ho avuto prova col passare degli anni. So di sicuro che non mi sarei mai compromesso a seguire modi e momenti. Aspramente sarei andato incontro a sicura morte. Avrei lavorato di più; forse, chissà, ma da ogni opera avrei ricevuto cocenti dispiaceri. Le mie cose continuano ad essere né condivise né capite ed è per questo che continuo a farle, perché da esse non mi aspetto nessuna ricompensa. In questo libero professare le mie asprezze io, vivo, tessendo e complicando la lettura dell’opera, perché vi faccio convergere informazioni, notizie, gusti e scelte di cui sono fatto, che proprio perché infinitamente varie, mi sospingono per gradoni su di una ideale piramide, che mi allarga di continuo gli orizzonti.”…Raccolgo ed espongo le mia incisioni per dare sapore alla mia leggenda.

E noi siamo qui oggi per onorare l’opera e il sogno di Pino Di Silvestro.

Agrigento, lì 29 9.2007. gaspareagnello@virgilio.it